Carmine Infantino: ci lascia un grande esponente della nona arte

E’ nato un giorno di primavera e ci ha lasciato sempre nella stagione in cui gli alberi scrivono poesie, proprio come il suo tratto pennellava ogni sua opera. Giovedì 4 Aprile 2013, se n’è andato il massimo esponente del fumetto statunitense, Carmine Infantino, disegnatore di fumetti tra i più importanti in forza alla DC Comics e alla Marvel, la cui carriera di lungo corso durò dalla prima metà degli anni Quaranta fino alla prima metà degli anni Novanta.

Carmine Infantino è nato il 24 maggio 1925 a Brooklyn, New York, da genitori di origine italiana, e dopo avere studiato alla School of Industrial Art di Manhattan, ha esordito nel mondo dei comics nel 1942, all’età di sedici anni, inchiostrando la serie supereroistica Jack Frost, pubblicata dalla Timely, la casa editrice dalle cui ceneri nacque la Marvel. Dopo aver collaborato con diverse case editrici, nel 1947, ormai promosso a disegnatore, fu assunto dalla National, la futura DC Comics, per ideare graficamente la nuova eroina sexy Black Canary, creata dallo sceneggiatore Robert Kanigher. A quello stesso anno, risale il primo incontro fra Infantino e il personaggio del supereroe velocista Flash, al quale resterà per sempre legato. Nel corso della Golden Age, il nostro amato artista divenne il disegnatore regolare di diverse testate di supereroi, dal primo Green Lantern alla Justice Society of America.

In dieci anni ha prodotto serie minori di svariate ambientazioni.  Nel 1956 fu scelto dalla DC Comics per riproporre in chiave aggiornata il personaggio di Flash, su soggetto di Julius Schwartz e testi di Kanigher. Nella nuova versione, con il costume rosso e giallo e l’identità segreta dello scienziato frustrato Barry Allen, il velocista divenne uno dei personaggi di punta dell’attuale casa di Burbank, inaugurando tradizionalmente quella che gli storici del fumetto americano definiscono la Silver Age of Comic Books. Fu, infatti, in questa serie che vennero inseriti il concetto di multiverso (Earth-Two) e quella classificazione di “supereroe con super problemi” che contraddistinse da quel momento i fumetti del genere, facendo da apripista alla competizione con la Marvel.

Il successo di Flash lanciò Infantino come uno degli artisti più prestigiosi della DC Comics, tanto che gli furono assegnate, tra il 1964 e il 1975, le matite di numerosi albi di Batman, che acquistò uno stile più moderno, mettendo in disparte gli aspetti più stravaganti in favore di quelli polizieschi e introspettivi. Nel 1967 Infantino diede vita, su testi di Arnold Drake, all’antieroe dark Deadman, che fece scalpore perché rappresentava, per la prima volta in un fumetto, la droga, sfidando in qualche modo la Comics Code Authority. Nel frattempo Infantino era stato promosso direttore editoriale della DC Comics, e affiancò l’attività di disegnatore a quella di manager: a lui si deve, tra le altre cose, l’introduzione di giovani talenti come Neal Adams, al quale fu assegnata la serie di Deadman, e Dennis O’Neil.

 

Verso la seconda metà degli anni Settanta, dopo un ventennio di gloria alla DC Comics, Infantino preferì tornare un artista freelance, disegnando storie horror per la Warren (Creepy, Eerie, Vampirella) e iniziando a collaborare con la concorrente Marvel. Per la Casa delle Idee, l’artista diede vita, su testi di Jim Shooter, al mercenario amorale Paladin, introdotto sulle pagine di Daredevil nel 1978, e disegnò saltuariamente storie degli Avengers, di Ghost Rider e di Howard The Duck, tra gli altri, senza però lasciare il segno.

Fu con la nuova serie di Spider Woman, di cui divenne il disegnatore regolare per 20 numeri, dal 1978 al 1979, che Infantino raggiunse livelli pari a quelli risalenti al periodo in cui era sotto contratto con la DC. Molti anni prima di diventare membro degli Avengers, la sexy eroina aracnoide (nessuna parentela con il più famoso Spider Man) svolazzava nel suo costume attillato in questa serie dai toni dark, molto violenta e dal forte sottinteso sessuale, in cui il tratto nervoso e dinamico dell’artista di origine italiana illustra perfettamente le sceneggiature da incubo del fantasioso Marv Wolfman.

Negli anni Ottanta, conclusa l’avventura alla Marvel, Infantino tornò alla DC Comics e al suo personaggio preferito, Flash, occupandosi delle matite della serie regolare fra il 1981 e il 1985, fino alla sua cancellazione. Da allora sfoltì le sue partecipazioni, l’ultima delle quali risale al 1993, con la pregevole miniserie spionistica Danger Trail, scritta da Len Wein. Negli anni Novanta, prima della pensione, fu insegnante alla School of Visual Arts di Manhattan, dove ebbe l’opportunità di mettere a disposizione degli artisti più giovani il suo talento e la sua esperienza.

Dopo una terza età trascorsa fra convention fumettistiche e pubblicazioni di libri monografici sulla sua arte, Carmine Infantino è morto nel silenzio della sua casa di Manhattan, lo scorso 4 aprile, all’età di 87 anni. La sua multiforme figura di disegnatore, di editore e talent scout ha varcato cinquant’anni di storia dei fumetti, lasciando una dimostrazione di assoluto valore che ha rivoluzionato e dato nuova linfa al compromesso tra l’arte visiva e il prodotto seriale della grande industria del fumetto.

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