A cura di Andrea Guglielmino (giornalista, saggista)
L’etimologia della parola héros è oscura, proprio come il Cavaliere di Gotham. Indicava, nell’epica antica, gli eroi le cui gesta erano cantate dai poeti, mentre successivamente fu usata per designare un morto che dal sepolcro potesse esercitare un qualche tipo di influsso, benigno o maligno, e andasse quindi venerato. Il culto degli eroi nasce intorno all’VIII secolo, come diretta conseguenza dell’influsso esercitato dalla poesia epica che in quel periodo era al suo culmine, inoltre si lega all’evoluzione della polis greca. Lentamente viene a decadere il normale culto dei morti e quello dell’eroe assume maggiore importanza. Ecco allora che l’eroe è insieme divinità decaduta e morto vero e proprio.
Adottando un certo grado di semplificazione, in antropologia e storia delle religioni si fa discendere dunque il culto degli eroi da quello dei morti e degli antenati. Nella religione greca, però, gli eroi non sono i morti familiari, ma personaggi mitici che altrove non hanno mai trovato culto. Per Omero è chiaro: eroe e divinità sono distinti. Nessun eroe è dio e nessun dio è eroe (con qualche eccezione). A differenza del dio il culto dell’eroe è strettamente legato a un singolo luogo: la sua tomba. Il culto diviene così la risposta alla manifestazione di potenza dell’eroe. Le più importanti distinzioni tra i culti eroici e quelli divini erano dati dal fatto che i primi prevedessero dei sacrifici serali o notturni, con vittime scure e su focolari a terra, mentre la carne sacrificata veniva consumata per intero. Invece i sacrifici agli dèi erano diurni, su altari elevati, prevedevano vittime bianche e della carne ne veniva bruciata solo una parte, il resto era consumata dai sacrificanti. Il tipo di culto eroico avvicina questi agli dèi inferi ai quali si sacrificava in modo simile. Il bruciare l’intera vittima era dovuto al fatto che essa era sacra, cioè inadatta al consumo umano, inoltre nel caso degli eroi il collo veniva piegato verso il basso e il sangue defluiva in un botros sacrificale.
Queste linee molto generali che descrivono il culto degli eroi sono liberamente tratte dagli studi di esperti in materia storico-religiosa quali Burkert e Brelich, e a noi servono per riflettere su quanto questi caratteri si siano traslati, e con quali modificazioni, nella moderna figura del super-eroe e in particolare di Batman, che con l’oscurità e il culto dei morti condivide molto, a partire dal suo look, dal suo muoversi in ambienti notturni e dal suo stretto legame con un animale totemico, il pipistrello, preso a simbolo della sua personale crociata.

Le molte morti del Batman Edizione Originale Batman #433-435 USA
Edizione Italiana Batman N. 28-29 Ed. Glenat da 05/1989 a 07/1989.
Partiamo dunque dal primo elemento: la morte. Se il culto degli eroi è culto dei morti, anche i super-eroi devono in qualche modo, simbolicamente o fattualmente, passare per questo stadio. In alcuni casi (Spawn, Dead-man, Ghost Rider) il passaggio è narrativamente esplicitato. In altri, l’esperienza di morte è indiretta. Nel caso di Batman (come di Spider-Man) l’iniziazione passa attraverso l’uccisione di una o più persone care. Il ‘culto della tomba’ per Bruce Wayne è dunque il culto della tomba dei suoi genitori, che non a caso appare spesso in flashback e fisicamente, come monito e promemoria per il fine ultimo della crociata del cavaliere, sempre sospesa tra giustizia e vendetta. E il sacrificio compiuto da Wayne affinché essa abbia successo è naturalmente auto-sacrificio, quello di una vita privata normale, libera da incubi e ossessioni. La sua identità viene nascosta dietro una maschera, che con il suo apparato simbolico incentrato sull’asse pieno-vuoto rimanda ancora una volta a un campo semantico legato alla morte. In tragedia gli eroi venivano rappresentati proprio attraverso le maschere, e le maschere sono molto presenti nei culti dei morti di certe popolazioni tradizionali (ma pensiamo anche, senza andare troppo lontani, al Messico e al ‘Dia de los muertos’). Ogni carnevale è un culto dei morti, che vengono richiamati in un momento dell’anno in cui il clima è incerto per propiziare il ritorno della nuova stagione e dunque riprendere il ciclo naturale che porta a un buon raccolto l’anno successivo. Pensiamo anche alle maschere funerarie – come il celebre ‘falso di Agamennone’. Questo legame tra eroe e morte non è esclusivo della figura di Batman. Di Spider-Man abbiamo detto. Superman è addirittura l’unico superstite di un mondo distrutto (e tuttavia, con le sue attribuzioni solari, a partire dalla fonte del suo potere, il suo ipotetico ‘culto’ sarebbe più vicino a quello degli dèi, che a quello degli eroi. Probabilmente si tratta di una sintesi tra i due), nell’esperienza di Daredevil si aggiunge all’esperienza della morte di una persona cara (il padre) anche quella della cecità, un passaggio nel buio facilmente associabile a un passaggio nel regno dei morti.
Non solo: in Batman c’è l’animale totemico. Ovvero un’entità naturale o soprannaturale che ha un significato simbolico particolare per una singola persona o clan o tribù, e al quale ci si sente legati per tutta la vita. Il termine deriva dalla parola ototeman, usata dai nativi americani Ojibway. L’associazione con il proprio totem avviene in una cerimonia di iniziazione, che può avere luogo appena dopo la nascita, oppure anche in età adulta. E le cerimonie di iniziazione, già di per sé, non sono che un rituale di morte e rinascita. Si passa dallo stadio ‘naturale’, ingenuo, dell’infanzia alla vita ‘culturale’ da uomo adulto, con uno scopo nella vita e una missione, spesso suggerita proprio da una visione del proprio totem, che per Bruce Wayne avviene con una caduta accidentale in un pozzo – quindi un avvicinamento alla Terra, una discesa agli inferi e una sepoltura simbolica – dove per la prima volta guarda in faccia quello che sarà la sua guida, il pipistrello, annusandone l’alito e superando la paura infertagli dal suo sguardo feroce.

Edizione originale: Legends of the dark knight n. 1-5 da 11/1989 a 03/1990
Edizione italiana: Batman n. 15-19 (Glenat); Le leggende di Batman 26 (Play Press) – Batman La Leggenda n. 75
Si potrebbe continuare all’infinito su questa linea di raccordi, sottolineando anche come nella figura di Batman questo rapporto con il totem sia ancora più forte che in altre figure super-eroistiche. Essendo privo di poteri sovrannaturali, al Paladino di Gotham l’energia, e il suo status di ‘super’ derivano certamente dalla ricchezza, dalla tecnologia e da anni di allenamento duro, ma a livello simbolico, proprio dal rapporto con il proprio animale totemico. E’ il costume stesso a investire Wayne del potere di compiere la sua missione, e a dettargli il cammino, proprio come in una visione. Come quelle dei popoli tradizionali, che non avvenivano mai in maniera ‘casuale’. Presso gli Ojibway, ad esempio, erano ricercate attraverso digiuni, salassi, lunghe degenze in capanne sudatorie e altre mortificazioni corporali atte a provocarle. Appariva il totem – in un sogno, diremmo razionalmente, ma per gli Indiani era verità – e indicava la strada.
Per Wayne è lo stesso. L’allenamento straziante, i combattimenti che lacerano il corpo (ad esempio nel ‘Cavaliere Oscuro’ di Miller), l’abbassarsi al minimo livello di estrazione sociale fino all’accattonaggio (in ‘Batman Begins’ di Nolan) rappresentano il percorso di mortificazione che portano all’affermazione della sua personale ‘visione’, non singola nel tempo ma diluita nel corso degli anni. E, proprio come a un eroe, al Crociato Incappucciato si chiede di esercitare un influsso (tendenzialmente considerato benigno) sulla qualità delle vita dei suoi ‘adepti’ o protetti.
Molto bello, complimenti agli autori, personalmente, però non sono sicuro di essere d’accordo con il passaggio d’identificazione della
maschera in un simbolo di morte paragonabile a quelle del carnevale messicano perché, a differenza di tutte le altre caratteristiche qui sapientemente sviscerate non era quella la motivazione che a spige Bruce a portarla, ne’ per i suoi autori, ne’ per lui, ma forse mi sbaglio.
"Mi piace""Mi piace"
Ciao e grazie per i complimenti. L’analogia va considerata come un elemento simbolico, che gli autori del fumetto si portano dietro come un bagaglio culturale inconsapevole. E probabilmente lo fa lo stesso Bruce. La motivazione non è rilevante, in questa prospettiva. Ti faccio un altro esempio: Superman è una figura cristologica. Salvatore dell’Umanità, viene dal cielo, ha una nascita ‘particolare’ con genitori fuori dal comune, poteri miracolosi, muore e risorge, ha una grossa S sul petto che ricorda il cuore pulsante di certe rappresentazioni del Cristo. Eppure non lo sa. Né tutti questi elementi sono necessariamente messi insieme in maniera progettuale. Non è che gli autori si svegliano dicendo: ora faccio Superman e lo rendo simile a Cristo. Lo fanno perché tutti conoscono Gesù, traslare alcuni suoi elementi in un personaggio che si presta viene spontaneo. Mutatis mutandis, è quello che avviene nella simbologia batmaniana. O almeno una delle possibili interpretazioni. Ciao e grazie ancora per l’attenta lettura. 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Non so se sono convinto, anche perché i creatori di SUperman erano ebrei, se non sbaglio, è sicuramente avevano molto più presente la divinità in testa nel momento in cui crearono Superman di quanto Kane & FInger fecero per Batman, comunque grazie per la risposta ;).
"Mi piace""Mi piace"
Grazie per l’esauriente e interessante commento sugli anti-eroi su facebook: trovo ancora molto anti un tipo come Wolverine, ma probabilmente sul piano prettamente tecnico hai proprio ragione tu, a presto e grazie ancora! =)
"Mi piace""Mi piace"
Enrico grazie per la tua partecipazione attiva alla discussione. E’ sempre un piacere leggere commenti come i tuoi.
"Mi piace""Mi piace"
Bello ma cambiate lo sfondo, c’ho perso due diottrie ha leggerlo tutto.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie per il consiglio Michelagelo! Con il tuo nome non vorrei perdessi le tue diottrie…sono preziose 😉
"Mi piace""Mi piace"
Prova ad usare l’applicazione dimostrativa realizzata ad hoc per poter leggere meglio il blog. 😉
"Mi piace""Mi piace"
Per Enrico: è vero, i creatori di Superman sono di origine ebraica (non so però se fossero credenti o praticanti), ma Superman è andato molto oltre quello che avevano in mente i suoi creatori, nel corso degli anni, accumulando una serie di elementi culturali che lo caratterizzano che vengono un po’ da tutte le parti del mondo. Inoltre, anche se ebrei, Siegel e Shuster conoscevano sicuramente molto bene il cristianesimo e i suoi simboli. Culturalmente in occidente siamo tutti cristiani, al di là del nostro credo. La cultura occidentale è figlia del cristianesimo e dell’impero romano. Ripeto: quello che facciamo noi è fare un passetto in più. guardare ‘oltre’ quello che i creatori di un personaggio volevano esprimere, andare a cercare quello che magari non avevano nessuna intenzione di esprimere, ma esprimono comunque. Questo vale per i fumetti, ma anche per la religione stessa. Cristo non è stato ‘inventato’ da un giorno all’altro e da una sola persona. E’ frutto di una serie di elementi che convergono da tanti culti misterici pre-esistenti (il ciclo di morte e resurrezione è presente in molti culti agricoli molto precedenti la nascita del cristianesimo. Osiride, Attis-Adone, Mithra, sono tutti dei che muoiono e risorgono, simboleggiando il ciclo del grano). Successivamente, attraverso ripetizioni e sovrapposizioni di racconti, si fondono tra di loro unendosi anche a una figura storicamente esistente (elemento a cui il complesso narrativo cristologico dà molta importanza, tanto che ci tengono a indicare una data storica di azione, il famoso ‘patì sotto Ponzio Pilato’).
"Mi piace""Mi piace"
Ottimo articolo che riesce a unire storia e invenzione! Ho apprezzato tantissimo questa contrapposizione, spero di poter leggere altri articoli. A presto! 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Grazie di cuore Miria! 🙂
Sarà contento anche Andrea Guglielmino che lo ha scritto 😉
"Mi piace"Piace a 1 persona
grazie Mirla! Sono l’autore del pezzo. Ti segnalo che se ti piace questo approccio alla materia ho scritto un libro dal titolo ‘Antropocinema’ dove tratto varie saghe cinematografiche con questo metodo di analisi (si trova tranquillamente richiedendolo in libreria o nei maggiori store online). Stasera, alle 19.00, ne parlo in radio (su http://www.radiokaositaly.com). Un saluto e grazie ancora per la lettura!
"Mi piace"Piace a 1 persona