Super – Ottant’anni di Superman, il primo supereroe – Intervista a Filippo Rossi

Durante una chat serale con il mio amico Dan Cutali (qui troverete uno dei suoi articoli) sono venuto a conoscenza che un suo amico ha realizzato un libro dedicato a Superman. Dan, neanche a dirlo, ne ha curato l’intera supervisione. Avrei mai potuto lasciarmi sfuggire l’occasione di poterlo intervistare? Assolutamente no. Chi ama i prodotti della DC Comics, come noi, assolutamente non può perdere un’occasione del genere. Così ora eccomi qui per una breve intervista a Filippo Rossi, autore del libro, che troverete in libreria: “Super – Ottant’anni di Superman, il primo supereroe”. Filippo si occupa di telecomunicazioni digitali, fumetto, illustrazione, grafica e scrittura. È uno dei massimi esperti di Star Wars; ha pubblicato nell’ottobre 2017 il volume “La Forza sia con voi – Storia, simboli e significati della saga di Star Wars” (Áncora Editrice) scritto unitamente all’esperto di Fantasy Paolo Gulisano. Ha realizzato l’organo Living Force Magazine, vincitore dei Premi Italia 2013 e 2016 come miglior fanzine italiana di science fiction. Per Oscar Mondadori ha supervisionato la riedizione 2015 dei tre romanzi tratti dalla Trilogia Classica di Guerre Stellari e si occupa di tutti gli attuali romanzi ufficiali Star Wars (Lucasfilm). Superman ha compiuto 80 anni e il nostro blog ne ha celebrato giustamente l’anniversario con un breve pezzo (qui), ma oggi, abbiamo l’onore di ospitare uno dei massimi esperti sulla vita editoriale dell’azzurrone. Conosciamolo meglio e cerchiamo di comprendere come è arrivato a scrivere dell’uomo d’acciaio.

Stefano: Ciao Filippo e benvenuto su Batman Crime Solver e grazie per aver accettato il mio invito.

Filippo: Grazie a te. È un onore essere ospite di veri appassionati dei più grandi eroi e antieroi del mondo.

Stefano: Iniziamo dagli albori. Come è nata la tua passione per la fantascienza e il fantasy?

Filippo: Sono nato il 14 febbraio del 1971. La mia infanzia è stata segnata da una serie pazzesca, insostenibile di traumi epocali. Vedere in televisione il Sandokan di Salgari e Sollima a cinque anni; vedere al cinema “Guerre Stellari” di George Lucas a sei anni; leggere Jules Verne a sette anni; vedere in tv i cartoni animati robotici di Go Nagai a otto anni; leggere l’epica di Omero a nove anni; vedere al cinema “Excalibur” di John Boorman a dieci anni; leggere il Ciclo Bretone Arturiano, versioni francese e britannica, a undici anni; leggere i fumetti dei paperi di Carl Barks a dodici anni; leggere la fantascienza di Isaac Asimov a tredici anni; leggere il romanzo “Dune” di Frank Herbert a quattordici anni. Una volta giunti i drammi dell’adolescenza, la mia mente, ormai piegata ad angolo retto, è stata definitivamente spezzata in tre frammenti fluttuanti dai supereroi DC Comics. Il 1986 è per me una data spartiacque per tre motivi: “Watchmen” di Alan Moore e Dave Gibbons, “Il ritorno del Cavaliere Oscuro” di Frank Miller e il Dylan Dog di Tiziano Sclavi. Inghilterra, USA e Italia. Una trinità di opere affrontate “in diretta”, nel giro di pochissimi mesi, all’età di quindici anni. Da allora la mia vita è cambiata. Una roba tipo l’esplosione catastrofica di Krypton o l’assassinio di entrambi i genitori da parte di Joe Chill. Quell’anno ho proclamato al sole alla luna diversi giuramenti. Ululando.

Stefano: Cosa ti piace e cosa non ti piace del mondo DC Comics?

Filippo: Mi piace tutto. Niente, “non mi piace”. Più ci penso, più mi ritrovo un integralista, un fanatico, un terrorista DC. Un crociato. Un jihadista. Gli eroi sono perfetti e variegati, e soprattutto seri. Gli antieroi sono ambigui e multipli, e soprattutto estremi. Gli ambienti sono simbolici e infiniti, e soprattutto colti. Il Multiverso della DC Comics non ha mezze misure, tutto è superlativo e iper-reale, leggendario nel puro senso della parola. Metropolis e Apokolips sono come il regno di Logres per Re Artù o la Terra di Mezzo per J.R.R. Tolkien. Tutti vi si ritrovano poiché la DC Comics comprende tutto: decine di millenni di storie fantastiche dell’umanità coniugate al passato, un cosmo fantascientifico coniugato al futuro.

La trinità disegnata da Filippo Rossi

Stefano: Veniamo al tuo libro: Super. Quando esce e quale è l’editore che lo pubblica?

Filippo: Super – Ottant’anni di Superman, il primo supereroe esce entro la fine di settembre (2018) per Runa Editrice, Padova. Ringrazio l’editore Fabio Pinton, che ci ha creduto subito; il tolkieniano e autore fantasy Paolo Gulisano, che mi sostiene con grande generosità da molti anni di collaborazioni e, in questo caso, introduce il volume con una prefazione mitologica; e l’esperto Dan Cutali, che ha collaborato con estrema pazienza e capacità nel lungo compito di supervisione per centinaia e centinaia e centinaia di pagine.

Stefano: Cosa differenzia il tuo libro dai tanti scritti finora sull’uomo d’acciaio?

Filippo: Ho cercato di dire tutto su di un personaggio iconico come Superman, tra i più popolari ma tra i più misteriosi di sempre. Non solo: dico tutto dell’intero Universo narrativo fittizio che lo ha espresso e dal quale è nato. Si tratta di un mondo inventato complessissimo e ricchissimo. Ne ho studiati e amati tanti, nel corso dei decenni, ma una roba così sinceramente la posso paragonare solo a quella prodotta dal genio di un certo Tolkien. La sua è stata però una creazione autonoma, datata, filologica e autoriale; il Multiverso DC Comics è invece una creazione multi-autoriale, in crescita e in cambiamento continuo, adattata nel corso di ottant’anni a ogni decennio storico e ad almeno quattro generazioni reali. La cosa è incredibile, a ben pensarci: solo l’arte pulsante del fumetto poteva esprimere un’invenzione intellettuale così potente, vasta e stratificata. Così viva. D’altro canto, una parte importantissima del libro è dedicata alle diverse interpretazioni cinematografiche di questo Multiverso editoriale: anche queste, numerose e particolari. Soprattutto, ho affrontato un corpo a corpo feroce con l’ultima versione filmica, quella guidata dal regista Zack Snyder. L’ho analizzata con il microscopio: vi ho scovato temi e idee sorprendentemente coerenti, emozionanti e originali. Sono film eroici adatti ai nostri tempi, frutto dei nostri tempi e per questo preziosi per capirci e migliorare.

Stefano: Il tuo libro riporta diversi spunti molto interessanti sul personaggio di Superman.  Partiamo dall’analisi del personaggio con particolare riferimento al contestuale periodo storico.

Filippo: Ho detto più su che Superman è sia popolare che misterioso. È ovviamente un paradosso, ma non casuale. L’essere umano vive tramite i paradossi. Tanto Star Wars quanto Superman hanno la forza, a mio parere ancora poco compresa dal grande pubblico, della contemporaneità. La saga science fantasy o space fantasy americana, o meglio globale, di Guerre Stellari è un intreccio di scontri generazionali che si applicano anche alla realtà: sono sempre i giovani a produrre un nuovo film o una nuova esperienza, andando contro la generazione precedente e distruggendola, pur conoscendola e amandola. I supereroi DC Comics e in particolar modo Superman hanno, allo stesso modo, la forza dell’attualità: in 80 anni il personaggio si è evoluto e si è adattato a ogni periodo storico umano del “Secolo breve”, tra il Novecento e il Duemila. Il secolo che ha avuto e ha il potere di esaltare o distruggere l’umanità del pianeta Terra. Dalla Grande Depressione alla Seconda guerra mondiale, dalla Coca Cola alle bombe atomiche, dal Rock and Roll al Vietnam, dalla Contestazione studentesca alla Guerra fredda, dalle crisi energetiche al terrorismo, dalla caduta del muro di Berlino ai movimenti populisti. E Superman c’è sempre stato, interprete delle più intime pulsioni del genere umano.

Stefano: Superman, nel tuo libro, ma anche nell’immaginario collettivo, è definito una figura messianica. Ci sono riferimenti anche alla cristologia?

Filippo: Superman è “semplicemente” un buono che sceglie di aiutare il prossimo, un essere vivente che avrebbe il potere di spaccare tutto o dominare tutto ma non lo fa, lasciando spazio libero agli umani, alle loro scelte, ai loro eroismi e alle loro meschinità, ai loro trionfi e ai loro fallimenti. Ne ha dato una visione interessante l’ultimo lavoro di Zack Snyder, colui che ha proiettato luce cinematografica alla storia inenarrabile di “Watchmen”. Superman è migrante e clandestino, un buon samaritano apolide che soffre: un Cristo del XX e del XXI secolo. In fin dei conti è frutto dell’invenzione di due ebrei. Di Superman reali ce ne sono tanti e tutti hanno sofferto, tutti sono stati uccisi dalle circostanze umane: dal Gesù storico a Mahatma Gandhi, da Martin Luther King a Nelson Mandela, distrutto da decenni di carcere duro e ingiusto. Oggi, Superman l’ho intravisto in un’immagine ripresa per caso di Marc Gasol, il famoso e ricchissimo e fisicato cestista catalano dell’NBA che, pur avendo la possibilità di godersi la vita, ha deciso di tuffarsi segretamente in mare per salvare migranti. L’ha fatto “togliendosi gli occhiali”, sfruttando l’identità segreta, senza fiatare, sporcandosi il corpo nell’acqua salmastra del Mediterraneo e lordandosi le mani con il sangue degli innocenti. Di Superman ce ne sono anche oggi, anche se non danno nell’occhio.

Superman disegnato da Filippo Rossi

Stefano: L’anno prossimo è l’anniversario per gli 80 anni di Batman. Cosa ne pensi del dualismo Batman-Superman proposto nei fumetti e nei recenti film DC Comics?

Filippo: Le migliori storie di Superman sono quelle in cui si confronta idealmente con Batman, come del resto le migliori storie di Batman sono quelle in cui appare almeno un parallelo o almeno una citazione di Superman. Gli stessi creatori erano legati, come sono concettualmente connessi i due personaggi… L’infinito non può esistere senza il finito. Il giorno non può esistere senza la notte. Il Bene non può esistere senza il Male. Dio non può esistere senza Lucifero. L’uomo non può esistere senza la donna. Achille non può esistere senza Ettore. Luke Skywalker non può esistere senza Darth Vader. Gesù Cristo non può esistere senza la Madonna. Per lo Snyder del 2016, la “Martha” di Siegel & Shuster ’38 e di Kane & Finger ’39 è una parte per il tutto, un’immagine concreta per l’inconscio collettivo, un nome proprio per un concetto metafisico.

Stefano: Detto tra me e te… e qualche migliaio di lettori del blog. Quale è tra Batman e Superman il tuo preferito?

Filippo: La risposta è istintiva: Superman. Io sono emozionato dal concetto davvero sovrumano di bontà assoluta, disinteressata e altruistica. Non è un dettame religioso ma uno stato mentale, una scelta di vita, una missione civile che, tra l’altro, permette da quarantamila anni all’uomo e alla donna di sopravvivere ed evolversi. Se non ci fossimo aiutati fin dalle caverne, saremmo stati divorati dalle fiere. L’immenso, romanzesco Batman è mosso da un sottile egoismo, motivato da una pazzia quasi suicida: è un disperato obbligato a essere eroe dalla sua stessa follia, dal suo stesso dolore. Per questo lo sento molto vicino: Batman è come sono io. Ma Superman è come vorrei e dovrei essere: Superman, dopo aver ragionato a supervelocità, sceglie di essere eroe, e lo fa solo perché ama veramente. La scelta consapevole per amore è sempre fondamentale per qualsiasi personaggio esemplare di livello mitico. Siamo tutti Batman e siamo ridotti così… fossimo tutti Superman, l’umanità sarebbe da tempo dominatrice pacifica delle stelle.

Stefano: Grazie per la tua pazienza e per il tempo che ci hai dedicato e ne approfitto per invitarti a festeggiare con noi gli 80 anni di Batman, magari, se ti fa piacere con un tuo pezzo.

Filippo: Come no! Che la Forza sia con voi.

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