The Batman, la recensione di Alessandro Di Nocera

Diretto da Matt Reeves, già autore del sottovalutato “Cloverfield” e del rilancio del franchise de “Il Pianeta delle Scimmie”, “The Batman” recupera l’essenza più pulp e dark dell’oscuro supereroe della DC Comics, proiettandolo in una dimensione che guarda al primigenio materiale a fumetti di Bob Kane e Bill Finger, riletto col filtro de “Il Lungo Halloween” di Jeph Loeb e Tim Sale e un impianto techno e industrial che trova un corrispettivo parallelo soltanto nella miniserie “Batman: L’Impostore” di Mattson Tomlin – non a caso, co-sceneggiatore non accreditato del film – e Andrea Sorrentino.

“The Batman” è caratterizzato da una lunghezza di quasi tre ore che però trova un’adeguata rispondenza nell’articolazione di una trama ben studiata e non banale. L’Uomo Pipistrello viene ritratto in una versione ancora acerba – è solo al suo secondo anno di attività da vigilante di Gotham City – in un universo metropolitano oscuro e marcio, ancora sospeso tra il dominio delle vecchie gang mafiose e l’avvento definitivo dei “freaks”.

Il risultato è una pellicola inquieta, poco rassicurante, che ritrae in chiave metaforica le tensioni del mondo contemporaneo, della nostra realtà oppressa dal malaffare, da un capitalismo speculativo, da un potere che schiaccia sempre più i deboli ed esalta l’arroganza dei forti. Il Batman/Bruce Wayne interpretato da Robert Pattinson incarna in tal senso la confusione di un capitalismo idealistico che vorrebbe re-imporre un’ordine e un’etica all’interno di un tessuto politico, sociale ed economico devastato. E la Catwoman/Selina Kyle di Zoe Kravitz rappresenta la romantica aspirazione a un mondo contemporaneo che rompe vincoli sclerotizzati, esaltandosi di fronte a un nuovo dinamismo.

È un bel film “The Batman”, gioca abilmente con la possibilità offerta dal DC Universe di esplorare il genere supereroistico secondo prospettive adulte e inusuali (basti pensare al notevole “Suicide Squad 2“, al dolente “Joker” o alla riuscita serie TV “Peacemaker“) e tiene desta l’attenzione dello spettatore con un ritmo e una profondità di sguardo difficili da trovare in produzioni del genere.

Scritto da : Alessandro Di Nocera

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