Nel 2006 avvengono due eventi significativi, riguardanti la stessa persona. Un sondaggio lanciato da Comic Book Resource sui migliori scrittori di fumetti assegna il primo posto ad Alan Moore (Watchmen, La Lega degli Straordinari Gentlemen, V per Vendetta solo per dirne qualcuno), e fin qua il risultato è ovvio, ma il secondo posto viene preso da Grant Morrison (Arkham Asylum, JLA vol.1) che a sorpresa ruba la posizione al più quotato Neil Gaiman (Sandman).
Nel settembre dello stesso anno, Morrison viene chiamato alla direzione della testata Batman. Ed allora lo scrittore scozzese progetta un lunghissimo story arc, e la cui chiave di volta (o sommità, o punto cruciale, chiamatelo come vi pare) è segnato dalla doppia uscita di Batman R.I.P. (che non a caso chiuderà questo progetto) e Crisi Finale.

Morrison è un appassionato cultore di tutte le storie appartenenti alle varie ages, e non ha mai particolarmente apprezzato l’idea che le periodiche Crisis annullino del tutto o in parte i fatti antecedenti e facciano ripartire la continuity da zero. La sua idea è diametralmente opposta: tutto ciò che è stato narrato dalla golden age ad oggi (stiamo parlando di un periodo dal 1939 circa ad ora) è da considerarsi effettivamente accaduto in un arco narrativo di tempo che copre circa un 15-20 anni di vita dei personaggi. Per fare il caso specifico di Batman, supponendo che sia entrato in azione come uomo pipistrello più o meno a vent’anni, al momento in cui siamo arrivati dovrebbe averne circa 35-40 ed aver vissuto tutto quanto è stato narrato su di lui in settant’anni di pubblicazioni.
Il primo risultato di questo assunto è che nello story arc di Morrison vengono continuamente ripresi personaggi e situazioni narrati in ages precedenti e poi finiti nel dimenticatoio. Sarà quindi necessario di volta in volta fare delle brevi presentazioni per introdurre questi ripescati.
La seconda conseguenza è che alcune storie che erano state a suo tempo dichiarate off-continuity, sono ritornate a far parte dell’ufficialità a seguito degli interventi narrativi di Morrison; una di esse è stata inclusa in questo progetto proprio in virtù di ciò, e ne parleremo subito nella storia d’esordio del ciclo.
La terza e più sottile conseguenza è che un individuo, sia pure eccezionale come Batman, ma pure sempre umano, che ha passato tutti gli eventi sopra detti in 15-20 anni di vita, non può ritrovarsi alla fine del tutto a posto con la testa. Ciò è stato in parte anticipato dalla decisione di Bruce, nell’anno sabbatico narrato in 52, di passare un periodo di meditazione a Nanda Parbat, mistico santuario perso nell’Himalaya, dove egli si è sottoposto ad un rituale meditativo di morte e risurrezione per uscirne rinato e liberato dalle sue paranoie. L’effetto è stato evidente: ritornato in azione Un Anno Dopo, ha ripreso in mano il controllo della città con rinnovato vigore, ma sopratutto con spirito positivo e maggiormente ben disposto nei confronti di amici ed alleati, il che per uno come Batman è tutto dire.
Tutto a posto dunque? No, niente affatto. Proprio da qui inizia il ciclo di Morrison che porterà poco alla volta il cavaliere oscuro verso l’orlo della follia, giungendo ad un finale… che ovviamente non vi anticipo, anche se lo si trova facilmente in giro per la rete…. e in questo cammino, lo stile narrativo di Morrison (che non a caso è l’autore del già citato Arkham Asylum), diviene poco per volta sempre più frammentato, sconvolto, a tratti quasi da incubo. Al punto che in certi momenti (sopratutto nei due vertici dello story arc sopra citati) non sarà facile seguire lo svolgersi della narrazione. Un suggerimento importante: tutti gli indizi che troverete d’ora in poi possono essere significativi anche in storie successive, dunque armatevi di pazienza e prestate la massima attenzione: stiamo andando verso la fine di questo progetto, ma non sarà un facile cammino!
Riepiloghiamo brevemente la situazione: dopo i fatti di 52 e di Un Anno Dopo, Bruce Wayne ha preso come suo figlio adottivo Tim Drake (Robin), il quale ora guida il gruppo dei Giovani Titani. Nel frattempo, Dick Grayson (Nightwing) ha abbandonato la città di Bludhaven, distrutta da un’esplosione nucleare durante Crisi Infinita, e s’è stabilito a New York, dove nei primi tempi ha dovuto combattere contro il redivivo Jason Todd, intenzionato a portargli via costume ed occupazione. Da là, egli ora guida il gruppo degli Outsiders. Infine, Bruce Wayne ha creato una seconda batcaverna di scorta nell’interrato del palazzo che ospita il suo attico in centro a Gotham City.
Da qui inizia questo racconto, che è anche l’esordio di Morrison alla guida della testata. E questo esordio è segnato da una rivelazione sconcertante: Bruce Wayne ha un figlio! Eh già, forse dopo tutto questo tempo vi eravate dimenticati la vignetta finale di Il Figlio del Demone? La madre è Talia, la figlia di Ra’s Al Ghul ed a suo tempo amante di Bruce. Il ragazzo, Damian, è stato cresciuto ed addestrato secondo i metodi della Lega degli Assassini di Ra’s, e dunque seppur molto giovane è già un micidiale lottatore… e per giunta ha un caratterino per nulla amichevole, e ne vedremo gli effetti fin da subito: sia per Bruce, che avrà il suo da fare a tenerlo a freno; sia per Tim Drake, che si scontrerà violentemente con Damian, gelosissimo del fatto che qualcun altro sia figlio di Bruce ancorché adottivo; sia per il povero Alfred, messo a dura prova dalle maniere tutt’altro che ammodo del nuovo arrivato.
Durante il racconto Morrison ripesca il personaggio di Man-Bat. Introdotto negli anni ’70, Robert Langstrom, uno scienziato specializzato nei pipistrelli, crea un siero capace di donare all’uomo il senso sonar di un pipistrello e lo prova su sé stesso. Ma c’è un effetto collaterale: il siero trasforma chi ne fa uso in una creatura ibrida uomo-pipistrello. Il personaggio durante la sua storia narrativa ha alternato periodi come criminale ad altri come collaboratore della giustizia.