Peacemaker, l’opinione di Alessandro Di Nocera sulla serie tv

James Gunn si ricorda di essere stato autore di fumetti underground e di aver esordito al cinema coi film della Troma e mette in piedi la serie “Peacemaker”, prodotta da HBO Max e proposta in Italia da Timvision, tirando fuori dal limbo e reinterpretandoli a cazzi suoi alcuni personaggi minori della DC Comics.

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STORIA DEL FUMETTO MODERNO: PIPISTRELLI E RINASCIMENTO AMERICANO – Parte 5/6

L’attenzione dei media e dei collezionisti è ora focalizzata sulla DC Comics ma è la marvel che controlla il quaranta per cento dei trecento milioni di dollari dell’industria delle nuvole parlanti. La Casa delle Idee sta uscendo infatti con più albi degli altri editori, circa cinquanta titoli mensili e, con una distribuzione totale di sette milioni di copie. Tuttavia rimangono in campo venticinque editori indipendenti che forniscono più libertà creativa agli autori e permettono uno sviluppo dell’industria mai visto dai primi anni ’50. Ancora novità per Batman: su Killing Joke (1988), albo unico disegnato dal bravo Brian Bolland, Alan Moore riscrive le origini del folle Joker, criminale avversario e controparte psicopatica dell’oscuro Detective di Gotham e decreta la fine di Batgirl (Barbara Gordon) che da un parziale ritiro viene, con questa storia, segregata su una sedia a rotelle. Su The Cult (1988), miniserie di quattro albi prestige, Jim Starlin, autore anche di “A Death in the Family”, e il disegnatore Berni Wrighson, sprofondano Batman nelle pesanti atmosfere dell’horror. Comparso su Detective Comics nel maggio 1939 tocca al nostro Chirottero Umano festeggiare i cinquanta nel 1989, anno che segna anche il suo ritorno sulla scena cinematografica. Continua senza diminuire d’intensità l’interesse dei lettori e, anche la Marvel Comics festeggia il numero uno dell’omonima rivista edita nel novembre 1939, e i cinquant’anni di eroi come la prima Torcia Umana, Submariner e altri. Entrambe le Majors gestiscono quasi il settantacinque per cento delle vendite nei negozi specializzati, ma ci sono ancora oltre settantacinque piccoli e medi editori che pubblicano centinaia di titoli. In libreria, all’attenzione della critica e all’esame dei media, molti fumetti in graphic novels e albums.

Gli anni ottanta si chiudono con un crescente interesse nel medium fumetto e all’incremento di un sempre più vasto pubblico. Di quest’anno Arkham Asylum, hardcover DC dove la coppia di artisti inglesi, Grant Morrison e Dave McKean propongono l’atmosfera folle e oscura del manicomio criminale di Gotham dove le paure e i dubbi di Batman si infrangono contro le pazze sicurezze del Joker in un confronto senza speranza. Al pessimismo imperante risponderà lo sceneggiatore Marv Wolfman che, nei numeri dal 440 al 442 di Batman e su The New Titans n.60 e 61, costruirà le basi per l’arrivo del terzo Rabin “ufficiale”, Timothy Drake, nella saga di A Lonely Place of Dying. Nel Novembre 1989 si inaugura Legends of the Dark Knight, la terza collana dedicata al “Caped Crusader”. La serie si frammenta in avventure che si dipanano in pochi albi con la possibilità di racchiudere successivamente il tutto da immancabili volumetti da libreria. gli autori, tra i migliori del momento, cambiario ad ogni miniserie proponendo teams come quello di Shaman (storia che inaugura la serie nel novembre 1989) composto da Dennis O’Neil, Edward Hannigan e John Beatty o il duo di Gothic (n.10, agosto 1990), composto da Grant Morrison e Klaus Janson, decisamente più titolati di quelli impegnati nelle serie regolari.

Il Batman di queste vicende è comunque quello dei primi anni che, privo di Robin, raccoglie la lezione dell’eroe tenebroso legato ai tempi storici inquieti che, alla Marvel è proposta da Wolverine, il Punitore, Ghost Rider e altri. La DC ritorna alle ipotesi più intriganti con Gotham by Gaslight (1989), disegnato da Mike Mignola (Batman contro Jack lo Squartatore nella cornice vittoriana) ed è con questo albo che gli sceneggiatori ritornano ai What if pre-Crisis dove realtà alternative e tempi passati e futuri si scatenano, così nasce la collana di albi fuoriserie Elseworlds dove tutto è possibile. Nonostante tutto però è la Marvel che, eterna rivale DC, inaugura i ’90 con un nuovo record di distribuzione; Spiderman n.1, scritto e disegnato da Todd McFarlane, vende oltre due milioni e settecentomila copie in sei edizioni simultanee. La Dark Horse diventa la terza editrice più popolare dopo Marvel e DC Comics pubblicando le trasposizioni a fumetti di film di successo come Aliens, Terminator e Predator. Il cacciatore alieno di Predator si scontrerà in seguito con Batman (1991), in una miniserie di tre numeri frutto di una breve collaborazione tra case editrici. Riappare il fumetto horror che passa dagli adattamenti di romanzi come Vampire Lestat di Anne Rice o Nightbreed tratto dai lavori dello scrittore inglese Clive Barker. La DC Comics organizza i suoi migliori autori in una linea adulta destinata a diventare Vertigo, dedicata soprattutto alle ambientazioni dell’ orrore, così sceneggiatori e disegnatori inglesi come Alan Moore, Neil Gaiman, Grant Morrison, Dave Gibbons, Brian Bolland e Alan Grant, propongono al pubblico le proprie versioni di Sandman, Swamp Thing, Doom Patrol, Animal Man e altri titoli di successo.

STORIA DEL FUMETTO MODERNO: PIPISTRELLI E RINASCIMENTO AMERICANO – Parte 1/6

Ogni personaggio dei comics che attraversi quasi 80 anni di avventure deve necessariamente evolvere. Impossibile sarebbe immaginare oggi un Batman anni ’60, magari un derivato di quello interpretato da Adam West nei telefilm, diviso tra umorismo e cattivo gusto, o anche accettare senza obiezioni la sobrietà anatomica e le storie iperrealiste del periodo disegnato dal grande Neal Adams. Alla base di questa evoluzione, una somma di cambiamenti storici, economici e grafici che impediscono ad un character di ristagnare pena l’abbandono dei propri lettori, attratti in America come nel nostro Paese, da uno sgargiante sfavillio di novità. Entriamo così direttamente nel più vasto movimento grafico che il fumetto moderno delimiti, per altro senza troppa chiarezza, e che molti hanno definito Rinascimento Americano, una sferzata di rinnovamento che copre quasi dieci anni di produzione (ma vedremo che le basi sono gettate ancora prima) e arriva, seppure con notevoli scossoni, fino ai giorni nostri. Il Pipistrello deve molto a questo periodo e, anche se una delle conseguenze più discutibili sarà il filone “morte e distruzione” che porterà Batman al ciclo Knightfall, la trama ricostruita da Frank Miller negli anni in questione, rimane la base di lavoro su cui si muovono a tutt’oggi i nuovi sceneggiatori e disegnatori del Crociato di Gotham. Le prime fasi di un rinnovamento sono chiaramente legate ad una crisi e, mentre la grafica comincia a raccogliere già dal 1977 le prime influenze europee legate a Métal Hurlant, rivista sul fumetto fantastico francese edita dal gruppo nato il 19 dicembre 1974 sotto la sigla Les Humanoides Associés, e alla fantascienza di un dopo bomba “hard boiled” della britannica 2000 A.D., che presenta autori come Brian Bolland, Alan Davis, Dave Gibbons e Alan Moore, influenze che permetteranno il lancio americano di Heavy Metal con un impatto sullo stile dei disegnatori del periodo pari a quello del fumetto underground negli anni ’60, alla fine dei ’70 assistiamo ad un vero e proprio calo delle vendite. Ad una rapida espansione iniziata nel 1975, si risponde così tre anni dopo con pesanti tagli eseguiti sui titoli marginali. Il 1978 costringe le grandi Majors, DC Comics e Marvel, a attestarsi sulle collane più forti. Per la Casa delle Leggende, il declino delle vendite, che porterà più di cinquanta titoli, varati nei tre anni precedenti, al ristretto numero di sei, sarà definito “DC Implosion” (ne parliamo qui con lo scrittore Luigi Siverio) costringendo la società alla revisione di tutto il processo di distribuzione.

Quest’anno segna però la nascita della prima Graphic Novel, Empire, pubblicata dal Berkley Books, scritta e sceneggiata dal noto scrittore di fantascienza Samuel R. Delany e disegnata da Howard Chaykin, che avrebbe poi ripetuto l’esperienza negli anni successivi con The stars my destination (1979) su testo di Alfred Bester, e con The sword of heaven, the flowers of hell (1980) di Michael Moorcock, albi che entrano nei canali di vendita tradizionali e nelle librerie tentando la distribuzione ad un pubblico adulto.

Formata da Frangoise Mouly e dal disegnatore Art Spiegelman, veterano dell’Underground inizia Raw, rivista sul fumetto d’avanguardia che incoraggia la sperimentazione grafica, dove apparirà per la prima volta Maus, esperienza autobiografica di Spiegelman che unisce i suoi ricordi come cartoonist con le esperienze paterne dell’olocausto nazista, rappresentando, con animali antropomorfi, vittime e carnefici del dramma. Il 1979 vede l’introduzione nel mondo del fumetto del concetto di miniserie, una storia completa divisa in tre o quattro albi, un’idea che si afferma subito tra gli appassionati per la facilità con la quale può essere collezionata. Prima miniserie è World of Krypton (luglio 1979) edita dalla DC, limitata a tre numeri, avanguardia di un’intera generazione di serie limitate rinnovatrici del genere, che avrebbero permesso ad autori e sceneggiatori, una più ampia libertà grafica. Quasi in punta di piedi un nuovo artista comincia a ridefinire trame e disegni del Daredevil della Marvel, è un certo Frank Miller che riuscirà a riaccendere l’immaginazione dei fans sul mondo dei supereroi. Il 1980, sottolineato da problemi gravi di distribuzione e di inflazione, costringe DC e Marvel Comics al sesto aumento del prezzo di copertina in dieci anni, passando da 40 a 50 cent e costringendo una seppur piccola fetta di lettori all’abbandono. La situazione peggiora e il fumetto viene esposto sempre meno accanto alle riviste e ai quotidiani. Tra gli editori più colpiti, la Gold Key abbandona la vendita nelle edicole e l’alto ritorno di invenduto lo costringe alle prime buste, tre albi impacchettati assieme, un sistema che noi lettori italiani conosciamo più che bene fin dai tempi d’oro della Marvel-Corno.

Dopo il Crepuscolo dei Supereroi: intervista a Luigi Siviero

Dopo la recensione, che avete potuto leggere ieri, del libro Dopo il Crepuscolo dei Supereroi. Grant Morrison, Alan Moore e la British Invasion, redatta da Bendetta Berio, oggi, abbiamo il piacere di ospitare lo scrittore Luigi Siviero, sulle pagine del nostro blog. Con lui abbiamo voluto non solo presentare il suo libro, ma anche ripercorrere insieme le fasi di rinnovamento del fumetto, l’implosione della DC Comics e parlare di Batman. Sono sicuro che troverete le riflessioni dell’autore molto interessanti.

Stefano: Il tuo libro si intitola “Dopo il Crepuscolo dei Supereroi. Grant Morrison, Alan Moore e la British Invasion”. Quando è stato pubblicato e quale è l’editore che lo pubblica e dove è disponibile?

LUIGI SIVIERO: Il libro è stato pubblicato da Eretica Edizioni alla fine del 2018. Può essere ordinato nelle librerie e acquistato nei negozi di libri in rete (tipo Amazon, IBS, Feltrinelli e così via) e nel sito dell’editore (http://www.ereticaedizioni.it/prodotto/luigi-siviero-dopo-il-crepuscolo-dei-supereroi/). Purtroppo non è disponibile nelle fumetterie perché Eretica è una casa editrice che non pubblica abitualmente fumetti (ne ha in catalogo solo un paio) e libri sui fumetti. Essendo un editore estraneo a questo settore non ha rapporti con i distributori che si occupano in modo specifico di rifornire le fumetterie.

Stefano: Cosa differenzia il tuo libro dai tanti scritti finora sul tema ?

LUIGI SIVIERO: I libri su Grant Morrison e sulla British Invasion sono tantissimi, soprattutto in lingua inglese. Mi sembra che ci sia una tendenza a isolare una singola opera e a sviscerarla: penso a Our Sentence is Up: Seeing Grant Morrison’s The Invisibles di Patrick Meaney, Curing the Postmodern Blues: Reading Grant Morrison and Chris Weston’s The Filth in the 21st Century di Tom Shapira e The Anatomy of Zur-en-Arrh: Understanding Grant Morrison’s Batman di Cody Walker, dedicati rispettivamente a The Invisibles, The Filth e al lungo ciclo di Batman, ma anche a Grant Morrison: The Early Years di Timothy Callahan, nel quale alcune opere realizzate da Morrison nei primi anni della sua carriera vengono analizzate in maniera autonoma l’una dall’altra. Dopo il Crepuscolo dei Supereroi si differenzia da questo tipo di libri perché ha un approccio più sistematico ai fumetti supereroistici di Grant Morrison. Dapprima ho rintracciato un filo conduttore che attraversa tutta la produzione di Morrison (vale a dire il tentativo da parte del fumettista scozzese di rivitalizzare la figura del supereroe dopo che Alan Moore e Frank Miller lo avevano messo seriamente in discussione in Watchmen e Il ritorno del Cavaliere Oscuro) e solo in un secondo momento – e sempre tenendo d’occhio il quadro generale – ho preso in considerazione le specificità delle singole opere, allo scopo di capire come di volta in volta lo sceneggiatore abbia affrontato una sfaccettatura di quel problema ricorrente. Con questo non voglio criticare il lavoro degli altri saggisti: anche la scelta di occuparsi di un’opera specifica ha un suo perché e può dare risultati interessanti.

Se non sbaglio in Italia l’unico libro dedicato in modo specifico a Morrison (oltre al mio) è Grant Morrison All Star di Giovanni Agozzino, Nicola Peruzzi e Antonio Solinas. Anche questo saggio (davvero interessante e ben fatto), che copre tutte le opere di Morrison uscite fin quasi alla data di pubblicazione del libro nel 2010, è incentrato su recensioni delle singole opere e ha un’impostazione cronologica. In futuro mi piacerebbe scrivere un libro simile, sempre su Grant Morrison. Vorrei fare una biografia con curiosità e approfondimenti sui singoli fumetti, affiancati da notizie sulla vita privata e non, come il rapporto lavorativo e di amicizia con Mark Millar, la carriera musicale, le tante apparizioni di Morrison come personaggio dei fumetti, le esperienze di recitazione in video musicali e cortometraggi e la lite con Alan Moore.

Stefano: “Dopo il Crepuscolo dei Supereroi” è un saggio/compendio che fa riferimento ai fumetti supereroistici di Morrison scritti nella prima metà della carriera dell’autore. Quale è il tuo resoconto di questo excursus storico?

LUIGI SIVIERO: Morrison esordì nel fumetto americano in un’epoca segnata profondamente da opere nelle quali veniva messo in risalto il lato oscuro dei supereroi. The Uncanny X-Men di Chris Claremont era la collana campione di vendite, Wolverine stava diventando un’icona, Punisher aveva tre serie mensili, Rob Liefeld inventava Cable e si avviava a trasformare i nuovi Mutanti in X-Force… Per non parlare del Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller e di Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons, l’opera che più di ogni altra ha segnato Grant Morrison. L’influenza di Watchmen sul fumettista scozzese non è stata però positiva: pur apprezzando il capolavoro di Moore e Gibbons, Morrison ha cercato con tutte le forze di smarcarsi dalla visione crepuscolare dei supereroi che emergeva da quelle pagine. Nel mio libro ho spiegato come Morrison abbia cercato di coniugare il realismo mooriano – che nella seconda metà degli anni Ottanta era diventato ormai una caratteristica quasi irrinunciabile per chi volesse fare fumetti di supereroi – con il manicheismo ingenuo della Silver Age. Morrison si chiese se l’approccio realista ai supereroi avrebbe condotto inevitabilmente alla creazione di vigilanti dai metodi brutali, di pazzi assassini e di divinità algide del tutto estranee all’etica e ai problemi degli esseri umani, oppure se sarebbe stato possibile muoversi nella direzione opposta, trovando una giustificazione realista al comportamento disinteressato e altruista dei supereroi classici. La soluzione al problema fu trovata da Morrison nella serie JLA, che ritengo il punto di arrivo del lungo e tortuoso percorso iniziato dal fumettista a metà del decennio precedente. È questo il motivo per cui il libro si chiude proprio con il capitolo dedicato al supergruppo della DC Comics.

Stefano: Le prime fasi di un rinnovamento del fumetto sono chiaramente legate ad una crisi. La sezione grafica comincia a raccogliere già dal 1977 le prime influenze europee legate a Métal Hurlant, rivista sul fumetto fantastico francese edita dal gruppo nato il 19 dicembre 1974 sotto la sigla Les Humanoides Associés, e alla fantascienza di un dopo bomba “hard boiled” della britannica 2000 A.D. E’ proprio lì che si presentano autori del calibro di Brian Bolland, Alan Davis, Dave Gibbons e Alan Moore…

LUIGI SIVIERO: Per quanto riguarda la British Invasion credo che 2000 AD abbia avuto un ruolo niente affatto secondario nella formazione degli autori britannici. Dredd, il personaggio principale della rivista, non è un eroe, anzi: quest’uomo che è contemporaneamente poliziotto, giudice e giuria incarna il potere in un mondo distopico e senza speranze. Amministra la giustizia e combatte il crimine, ma a differenza dei supereroi non è un’incarnazione del bene e della speranza. Penso che Dredd possa essere visto come un “supereroe” (le virgolette sono d’obbligo) privato della patina di ingenuità che caratterizzava i supereroi americani degli anni d’oro.

Immagino che Métal Hurlant abbia influenzato soprattutto i disegnatori, alcuni dei quali osservavano il fumetto europeo. Per esempio Frank Miller ha attinto anche dall’Italia, dove è stato affascinato da Sergio Toppi e Gianni De Luca.

Stefano: Parlaci del tuo punto di vista sul periodo della “DC Implosion”, probabilmente il periodo piu’ buio per la Casa delle Leggende.

LUIGI SIVIERO: Forse la decisione drastica di chiudere numerose serie è stata affrettata ed è dipesa da fattori sfortunati e transitori. A quel tempo si stava tentando di uscire dalla crisi petrolifera del 1977 e la DC aveva provato ad adottare una nuova formula editoriale (albi con più pagine e prezzo maggiorato) per cercare di rispondere alla Marvel, che negli anni Settanta aveva accresciuto la sua quota di mercato aumentando il numero di uscite mensili. Pare che la mossa della DC non diede i suoi frutti anche a causa di una tempesta di neve che compromise la distribuzione dei fumetti proprio in concomitanza con questo rilancio. Può darsi che l’implosione sia stata solo il frutto di una retromarcia decisa troppo in fretta…

Stefano: Il 1979 vede l’introduzione nel mondo del fumetto del concetto di miniserie, una storia completa divisa in tre o quattro albi, un’idea che si afferma subito tra gli appassionati per la facilità con la quale può essere collezionata. Prima miniserie è World of Krypton (luglio 1979) edita dalla DC, limitata a tre numeri, avanguardia di un’intera generazione di serie limitate rinnovatrici del genere, che avrebbero permesso ad autori e sceneggiatori, una più ampia libertà grafica. Ci fai un paragone tra le miniserie dell’epoca con quelle di oggi?

LUIGI SIVIERO: Nella seconda metà degli anni ’70 negli Stati Uniti è nato il mercato diretto delle fumetterie. Le miniserie, ma anche le graphic novel, sono potute nascere e prosperare proprio grazie all’esistenza di quel nuovo canale di vendita. Da qualche anno a questa parte, anche per via dell’accresciuta importanza di un altro canale di vendita, le librerie di varia, si è assistito a un aumento vertiginoso delle edizioni in volume. Oggi è quasi scontato che una serie della Marvel o della DC venga raccolta in volume a pochi mesi di distanza dalla prima edizione serializzata, ma c’è stato un tempo in cui questa pratica era del tutto sconosciuta. Perfino Neil Gaiman, quando iniziò a sceneggiare The Sandman, credeva che la vita editoriale delle sue storie non sarebbe andata molto oltre il classico mese fra un numero e l’altro! Un cambiamento così radicale del mercato del fumetto americano ha inciso sulla produzione delle miniserie.

Per quanto riguarda le miniserie incentrate sul talento degli autori, direi che questo formato ha perso importanza. Fra serie mensili ideate per essere riconfezionate successivamente in uno o più volumi e fumetti che escono direttamente in formato graphic novel, le miniserie hanno fino con il distinguersi sempre meno dai fumetti pubblicati negli altri formati.

Invece le miniserie nelle quali vengono narrati i grandi eventi editoriali (tipo Guerre segrete e Crisi sulle Terre infinite) hanno avuto uno sviluppo spaventoso. Negli anni Ottanta gli eventi erano davvero degli eventi. Invece da un po’ di tempo a questa parte si sta esagerando, e le cose buone vengono fin troppo diluite con quelle inutili…

Stefano: Una domanda diretta che riguarda il Cavaliere Oscuro. Ogni personaggio dei comics che attraversi quasi 80 anni di avventure deve necessariamente evolvere. Impossibile sarebbe immaginare oggi un Batman anni ’60, magari un derivato di quello interpretato da Adam West nei telefilm, diviso tra umorismo e cattivo gusto, o anche accettare senza obiezioni la sobrietà anatomica e le storie iperrealiste del periodo disegnato dal grande Neal Adams. Cosa pensi dell’evoluzione di questo personaggio?

LUIGI SIVIERO: L’evoluzione di Batman nel corso degli anni ha qualcosa di straordinario. Sì, è praticamente impossibile pensare che oggi venga fatto un telefilm di Batman in stile Adam West, però quel telefilm è un’eredità che è rimasta e che oggi o in futuro, assieme a tutte le altre storie e versioni del personaggio, potrà servire come base per creare qualcosa di completamente nuovo. Del resto il Batman seriale di Grant Morrison affonda le radici in molti fumetti del passato che hanno atmosfere simili a quelle del telefilm.

Stefano: Quali sono gli aspetti del mondo DC Comics che apprezzi e quali no?

LUIGI SIVIERO: Un aspetto che mi piace dell’Universo DC è che molte belle storie non sono state soffocate dalla continuity. Mi sembra che rispetto a quanto avviene in casa Marvel gli autori subiscano meno intromissioni dall’alto, meno richieste di coordinare le loro storie con quelle degli altri autori. Paradossalmente questo modo di dirigere le serie ha portato alla creazione di personaggi che hanno alle spalle vite solide e ben sviluppate. Per dire, ormai è assodato da un bel pezzo che Dick Grayson è Nightwing, e nessun autore si è mai inventato nulla per farlo ritornare il Robin ragazzino. Invece nei fumetti della Marvel la continuity è più stretta ma sembra che non porti da nessuna parte: il matrimonio fra Peter Parker e Mary Jane è stato cancellato, Jean Grey è ritornata, le conseguenze di Civil War sulla vita di Spider-Man sono state annullate…

Quello che non mi piace è… che non sempre la continuity è serrata! Nel momento in cui si decide di creare un universo narrativo con storie più o meno in contatto l’una con l’altra bisognerebbe fare in modo che ci sia una certa coordinazione e un piano a lungo termine. Ogni tanto la sensazione è che la DC navighi a vista.

Ci tengo a precisare che non sono per nulla uno di quei lettori che giudicano un fumetto di supereroi in base a quanto è in linea con la continuity. Se c’è una bella storia da raccontare e per farla si deve calpestare la continuity… beh, chi se frega, facciamola! Però nel momento in cui degli autori mi propongono un universo narrativo coordinato, io un pochino me lo domando se quell’universo è davvero ben coordinato. Senza contare che la continuity dei fumetti di supereroi è qualcosa di unico: non esiste nessun campo della narrativa in cui sia mai stato fatto niente di paragonabile.

Stefano: A quali fiere ti possono trovare i nostri lettori?

LUIGI SIVIERO: A dire il vero non sono un grande frequentatore di fiere. Sono stato alcune volte a Lucca, ma è da un paio d’anni che non ci vado. È più facile trovarmi in rete. Un tempo curavo un blog di informazione sui fumetti che oggi ho trasformato in una pagina personale (http://house-of-mystery.blogspot.com/), mentre oggi mi diverto a condividere immagini legate ai fumetti sulla pagina House of Mystery su Facebook (https://www.facebook.com/House-of-Mystery-151242860897/).

Stefano: Grazie per la tua pazienza e per il tempo che ci hai dedicato.

LUIGI SIVIERO: Grazie a te! È stato un piacere!

 

Dopo il Crepuscolo dei Supereroi di Luigi Siviero (Recensione)

Dopo il crepuscolo dei supereroi un’analisi sui fumetti supereroistici di Morrison, Moore e la British Invasion.

Un Robin assorto, seduto sui tasti di una gigantesca macchina da scrivere, si interroga sul suo futuro e su quello del Cavaliere Oscuro. Sopra la sua testa pende un punto interrogativo/spada di Damocle.


Quando ho iniziato a leggere il saggio Dopo il Crepuscolo dei Supereroi. Grant Morrison, Alan Moore e la British Invasion di Luigi Siviero (Eretica Edizioni, 2018) mi è subito tornato in mente questo pannello de Il Colpevole è il maggiordomo (l’epilogo ideale di Batman R.I.P.) Perché?
Perché in questo libro vediamo Morrison alle prese con la stessa domanda che assilla Robin: E adesso cosa succede?


E adesso cosa succede? è un interrogativo ricorrente nella storia dei fumetti. Chi si distrae, anche solo per un attimo, rischia di fare la fine dell’Enigmista in Quando è una porta di Neil Gaiman: Mi sono perso qualcosa? Ero via quando hanno cambiato le regole?


Nel 1955 la Golden Age, l’età d’oro iniziata nel 1938, lasciò il posto alla Silver Age, un’epoca segnata dal codice di autocensura che portò alla scomparsa della violenza nel mondo dei comics e alla creazione di storie solari, “ingenue”. Intorno al 1975, i costumi colorati e le avventure fantasiose cedettero il passo alla cupezza della Dark Age.
L’adesso preso in considerazione da Siviero riguarda la transizione dalla Dark Age, caratterizzata per l’appunto da storie “oscure” (vedi La morte di Superman e Knightfall) e dalla decostruzione della figura del supereroe, al Rinascimento, il periodo in cui il concetto di supereroismo venne ricostruito dalle fondamenta. Nella prima metà degli anni Novanta, Morrison avvertiva un cambiamento imminente nell’aria: i lettori erano stufi di eroi folli, psicopatici, a mala pena distinguibili dai cattivi. Bisognava trovare il modo di fare uscire i personaggi dei fumetti dalle tenebre in cui era precipitati:
«[Millar]: Vogliamo glorificare i supereroi, anziché farli a pezzi.
«[Morrison]: Vogliamo ripristinare la loro dignità. Renderli di nuovo incredibilmente potenti e divini e fonti di ispirazione, che è ciò che mi piaceva dei supereroi quando ero bambino. (Un estratto dell’intervista del 1995, Comic Aren’t For Adults Anymore).
In Dopo il Crepuscolo dei Supereroi vengono messi in luce i passaggi che portarono l’autore scozzese a ricostruire la figura del supereroe e trovare un nuovo, inedito, equilibrio tra l’ottimismo ingenuo della Silver Age e il cupo realismo della Dark Age. Lo scrittore guardò al passato, alle diverse epoche dei comics, senza però lasciarsi “incatenare” da quanto era stato prodotto dai suoi predecessori: la nuova alba poteva essere realizzata solo mediando tra quelle diverse anime e tenendo conto delle esigenze delle nuove generazioni di lettori.
L’autore di Arkham Asylum fu obbligato a confrontarsi con un mostro sacro della Dark Age, con un altro sceneggiatore appartenente alla British Invasion , alla schiera di talenti inglesi reclutati dalla DC: Alan Moore l’ideatore, tra gli altri, di un crossover, mai venuto alla luce, intitolato Il Crepuscolo dei Supereroi (una sorta di “Trono di spade” tra dinastie di eroi). I capolavori realistici e cupi di Moore (Miracleman, Watchmen) avevano influenzato più di uno sceneggiatore: sembrava ormai impossibile riuscire a riproporre degli eroi positivi.
Morrison, che pure era rimasto affascinato dalle opere del suo collega britannico, sentiva il bisogno di scrivere qualcosa di diverso: per lui il realismo, la violenza e la logica, presenti nelle opere della Dark Age, dovevano essere considerati come un’opzione e non un obbligo. Lo sceneggiatore era consapevole di dover tenere conto dell’eredità di Moore, ma, allo stesso tempo, voleva riuscire a cambiare le carte in tavola: non poteva rassegnarsi alla morte del superuomo.
Morrison si affidò alla metanarrazione per mettere in atto il suo processo di decostruzione (del realismo mooriano) e di ricostruzione (dell’eroe). Per esempio, in Aztek tre personaggi incarnano rispettivamente la Silver Age, la Dark Age e il Rinascimento: I primi due numeri (…) sono una riflessione su come la figura del supereroe fosse cambiata nel corso degli anni e su quale strada i fumetti dei supereroi avrebbero potuto imboccare in futuro.


Morrison e Millar esposero il loro ragionamento per mezzo di una metafora costituita dall’utilizzo di tre personaggi – Piper, Bloodtype e Aztek – che rappresentano rispettivamente passato remoto, passato recente/presente e un possibile futuro del supereroismo.

 

E adesso cosa succede? Se volete scoprire come Morrison, grazie alla metanarrazione e alle sue doti di sceneggiatore, riuscì a rispondere a questa domanda, dovrete affidarvi al libro di Siviero: compirete un viaggio iniziatico, rischiarato dalla luce dell’Arcano 18 (la Luna di Arkham Asylum) che vi condurrà verso una nuova alba dorata, l’aurora degli dei di JLA. Dopo il Crepuscolo dei Supereroi è un saggio scorrevole e accattivante, realizzato con cura (dietro ogni riga si avverte l’eco di una ricerca minuziosa): una vera fucina di riflessioni sui fumetti d’oltreoceano e sulla loro storia. Questo volume è in grado di soddisfare sia chi si avvicina per la prima volta alle diverse epoche dei comics, sia chi conosce già gli sceneggiatori della British Invasion e vuole rileggere, con uno sguardo più consapevole, le loro opere.
Prima di lasciarvi all’intervista realizzata da Stefano allo scrittore Luigi Siviero  (che troverete qui domani), vorrei ritornare per un’ultima volta davanti alla fatidica macchina da scrivere e porvi il quesito: E adesso cosa succede? In che direzione stanno andando i comics? Ci aspettano degli eroi in crisi (penso in particolare a Tom King) oppure gli dei della JLA torneranno a camminare a testa alta tra gli uomini? Non so cosa ci riserva il futuro: posso solo sperare che dietro quei tasti si celi una nuova generazione di autori capaci di tenere testa a Morrison.

Il saggio, già presentato il 19 gennaio 2019 presso la fumetteria Libroteka di Trento, è disponibile sul sito di Eretica Edizioni ( http://www.ereticaedizioni.it/prodotto/luigi-siviero-dopo-il-crepuscolo-dei-supereroi/ ), sui principali store di libri online (Amazon, IBS, Feltrinelli) e può essere ordinato in libreria.

Redatto da:  Benny a.k.a.  seguite anche il suo blog cliccando qui Benny a.k.a. Unreliablehero

 

Watchmen: HBO alcuni teaser

L’emittente HBO ha rilasciato sul proprio canale Instagram e youtube tre frammenti di trailer della serie TV “Watchmen” in uscita quest’anno negli Stati Uniti.La serie televisiva dedicata a Watchmen e creata da Damon Lindelof è ancora avvolta nel mistero ed HBO non fa altro che alimentarne l’attesa con immagini e frammenti video. Al momento sappiamo che sarà ambientata nel presente e si svolgerà dopo i fatti raccontati nel fumetto del 1986-1987 di Alan Moore e Dave Gibbons. Nel 2012, nonostante la contrarietà di Moore e Gibbons, la DC Comics lanciò la miniserie prequel Before Watchmen, in cui diversi artisti e team creativi scrissero le avventure dei personaggi di Watchmen prima degli avvenimenti del romanzo grafico. Successivamente, nel 2017 la DC Comics, nell’ambito del progetto editoriale Rinascita, ha iniziato le pubblicazioni del sequel, Doomsday Clock, scritto da Geoff Johns, disegni di Gary Frank e colori di Brad Anderson.

Tornando al telefilm, la fotografia principale per l’episodio pilota è iniziata il 1 ° giugno 2018 ad Atlanta, in Georgia ed è molto probabile che queste immagini tratte dal profilo istagram della HBO, siano girate in quella località.

In questo brevissimo video abbiamo raccolto quanto la HBO ci ha messo a disposizione finora.

Watchmen di Elisa Mami

In Rinascita abbiamo visto Batman trovare nella sua caverna lo smiley con lo schizzo di sangue del Comico, il simbolo per eccellenza di Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons. I due universi saranno definitivamente fusi da luglio 2019, quando verrà conclusa la saga Doomsday Clock iniziata a Novembre 2017 (da noi verrà pubblicata da RW Lion a Febbraio 2019). Qui vi proponiamo alcuni stralci della tesi realizzata da Elisa Mami, proprio sulla saga di Watchmen e nella quale troverete tutti gli spunti necessari a comprendere meglio questo capolavoro fumettistico che ha vinto il premio Hugo ed è stato inserito nella lista di Time dei cento migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 ad oggi.

INTRODUZIONE

Watchmen è una miniserie a fumetti supereroistica di 12 capitoli, scritta dall’autore britannico Alan Moore e disegnata da Dave Gibbons, che venne pubblicata in albi mensili dalla DC Comics a partire dal 1986. Ad oggi rimane l’unico graphic novel ad aver vinto un premio Hugo e ad essere inserito nella lista di “TIME Magazine” dei “100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923”. Presenta i supereroi protagonisti più nell’aspetto umano e “quotidiano” che in quello straordinario e avventuroso, distruggendo l’archetipo del supereroe convenzionale.  Watchmen tocca argomenti come il ruolo dei supereroi e l’effetto negativo che la lotta contro il crimine ha sulla psiche; vengono descritti i problemi etici e personali, le difficoltà di relazione tra i componenti del gruppo, i difetti e le nevrosi che caratterizzano i protagonisti. Inoltre, nessuno di essi, fatta eccezione per il dottor Manhattan, possiede alcun superpotere.

ORIGINE DEL TITOLO

Il titolo “Watchmen” è tratto dalla frase latina di Giovenale: «Quis custodiet ipsos custodes?» (“Chi sorveglia i sorveglianti?”), che in inglese si traduce in “Who watches the watchmen?”. Infatti, come Giovenale fu stimato dai suoi contemporanei per aver messo in mostra i vizi della società romana attraverso le sue satire, così Watchmen prende in esame le contraddizioni del supereroe in costume, analizzandone vizi e difetti invece di focalizzarsi sui suoi poteri speciali come nello schema del fumetto tradizionale, ma anche del loro rapporto con la società, come è dimostrato dal diffondersi del graffito “WHO WATCHES THE WATCHMEN” sulle pareti degli edifici di New York dopo che nel fumetto venne approvato un decreto che rendeva fuorilegge gli eroi in costume.

RIASSUNTO DELL’OPERA

L’opera è ambientata in una realtà parallela, non troppo diversa dalla nostra vera vita, negli anni 80. La storia si apre con Edward Blake, agente governativo noto come il “Comico”, “eroe” in un mondo dove la legge vieta ai vigilanti in maschera di agire, e la guerra fredda è ancora nel suo momento più “caldo”. Allora, il costume era un’arma in più contro i malvagi e oggetto di ammirazione e rispetto da parte della popolazione. Blake muore scagliato giù dall’attico di un grattacielo. L’improvvisa morte del Comico porta il panico tra i membri del suo gruppo, i “CrimeBusters”: Adrian Veidt, noto come Ozymandias, l’ uomo più intelligente del pianeta; il dottor Jon Osterman, chiamato “Dottor Manhattan”: grazie ad un esperimento diventa l’unico essere con superpoteri di questo mondo: è praticamente onnipotente a causa delle forti radiazioni subite ( viene addirittura chiamato “la bomba H”); Julie Juspeczyk alias Silk Spectre, figlia di una ex membro del gruppo; Dan Dreiberg, discepolo di Hollis Mason già “Gufo Notturno” che ora gli lascia il ruolo di “Secondo Gufo Notturno” perché ,ormai ,“eroe in pensione”. Dan è lo stereotipo dell’uomo di mezza età con un pessimo lavoro, con una forte fibra morale, ma che ha abbandonato i suoi sogni di giustizia: “Volevamo rendere la città un posto migliore…ma non ci siamo riusciti!” La squadra si ritrova unita ai funerali del Comico, e si viene così a scoprire un possibile complotto per eliminare tutti gli eroi mascherati. A portare la notizia è un altro vigilante: Rorchach, per lui il mondo è solo in bianco e nero. Prima del decreto che rende fuorilegge i supereori, il nostro era un eroe solitario e taciturno, ma ancora sano di mente, e per un certo periodo aveva combattuto il crimine a fianco di Gufo Notturno. In seguito, l’ingiustizia dilagante tra l’autorità, la politica e il forte aumento della criminalità lo rendono smanioso di farsi giustizia da solo “a tutti i costi”. Rorchach tiene un diario, dove annota ogni passo delle sue indagini. Fondamentale per lo sviluppo della storia, sarà l’incontro con un vecchio supercriminale, Moloch, che gli rivela di aver ricevuto la visita del Comico poco prima della sua morte: era ubriaco e triste. Il Comico sapeva qualcosa, qualcosa che lo aveva sconvolto.
Nel frattempo, la stampa pubblica accusa il Dottor Manhanttan, di causare il cancro ad alcuni suoi collaboratori. Sconvolto dalla pochezza dell’umanità, che scaglia giudizi affrettati nella ricerca di un capro espiatorio ai propri mali, Jon si teletrasporterà su Marte, dove costruirà una cittadella di cristallo, e inizierà a riflettere sulla sua origine.
Anche Rorchach non se la passa troppo bene: una telefonata anonima lo denuncia alla polizia. Viene imprigionato e psicanalizzato. Gufo Notturno e Silk Spectre scoperto l’arresto, fanno evadere Rorchach, che mostra un sincero sentimento di amicizia per l’amico.  
Una brutta notizia per Silk Spectre: Manhattan la porta su Marte per rivelarle di essere la figlia del Comico! La forte e negativa reazione della ragazza è derivata dal fatto che le è incomprensibile come sua madre possa averlo amato malgrado lui l’avesse violentata. Il Dottore la consola facendole notare, che anche da un evento così negativo può nascere qualcosa di buono: lei.
Il Gufo e Rorschach scoprono un collegamento tra la morte del Comico, l’esilio di Manhattan e Ozymandias. Il duo raggiunge la base antartica del businessman ma non è in grado di fermare il piano diabolico dell’ex eroe. L’idea di Ozymandias era di inscenare una finta invasione aliena: egli fa sparire con l’inganno numerosi artisti, scienziati e li porta su un’isola deserta, pagandoli per progettare e costruire una mostruosa creatura aliena facendo loro credere che servirà per un film.
Il cervello del mostro è stato creato per clonazione da quello di un uomo dotato di poteri psichici. Ozymandias ha infatti stabilito di far teleportare (usando una forma ancora primitiva di teletrasporto ideata dal Dottor Manhattan) il mostro nel centro di New York, causandone la morte per auto distruzione che creerà un’onda psichica capace di generare visioni di morte e distruzione nelle menti dei sopravvissuti all’evento. Questo piano ha, secondo il suo autore, un fine sociale, “positivo”, interrompere la guerra fredda: le super potenze smetteranno di essere ostili e si alleeranno contro un nemico comune, gli alieni.
Manhattan e Silk Spectre tornano sulla terra appena dopo l’attuazione del progetto. Adesso i supereroi rimasti sono tutti riuniti in Antartide, davanti ad Ozymandias: Gufo Notturno II, Rorschach, Silk Spectre, Dr Manhattan e dovranno prendere una delle decisioni più impegnative della loro vita: tacere di fronte ad un grande crimine sebbene per un grande obiettivo, oppure parlare e rendere inutile la morte di tante persone. Ma Rorschach non ci sta, e decide di voler rivelare tutta la verità al mondo: dovranno ucciderlo per non farlo parlare. E levandosi la maschera, ci rivela la sua prima, vera, grande emozione, la disperazione di un uomo che non può sopportare le zone grigie. Ozymandias resta impunito. Ma nel piccolo giornale conservatore “New Frontiersman” sta per succedere qualcosa: Rorschach gli aveva inviato per posta il suo diario, che contiene le prove della cospirazione. E su questo finale aperto, si conclude la saga.

ALCUNE CONSIDERAZIONI E DOMANDE CHE SORGONO DOPO LA LETTURA

Può sembrare una saga avvincente con numerosi colpi di scena. Cosa rende Watchmen un capolavoro?  Seppure la storia sembri fantascientifica, i personaggi di Watchmen sono reali, o almeno lo sembrano. Tutti i pezzi di Watchmen compongono insieme una grande storia ricca di particolari e sfaccettature come il graffito sui muri di due scheletri che si baciano, metafora dell’era nucleare. Watchmen non è un fumetto facile. Affatto. E’ bello proprio perché ognuno ci vede qualcosa di diverso: dopotutto è solo questione di prospettiva, perchè siamo noi lettori che “guardiamo i guardiani”… Loro vegliano su di noi ma chi sorveglia loro?

Elisa Mami

A margine della bella tesi scritta da Elisa Mami, aggiungiamo una notizia apparsa di recente.

Nuove edizioni di Watchmen per l’etichetta Black Label

Watchmen di Alan Moore, che verrà riproposto nella Modern Classic Edition con nuove creazioni artistiche del co-autore Dave Gibbons.

L’iniziativa è stata così presentata da  Dan DiDiopublisherdella DC Comics. “La linea DC Black Label ospiterà le migliori storie evergreen della DC. La compagnia ha una lunga storia che include alcuni tra i titoli più riconoscibili e rinomati nel mondo dei fumetti, vogliamo onorare questa storia mettendoli tutti insieme sotto un unico banner”.

Wonder Woman, il film – Riflessione

di Dan Cutali

Il film dedicato a Wonder Woman ha già raccolto incassi stellari come quelle disegnate sui suoi short. Eppure questa Principessa Diana di Themyscira cinematogafica non ha pantaloncini stellati o altro nella sua uniforme che ci ricordino le stars and stripes della bandiera degli USA. Non è neanche un pallido ricordo della Wonder Woman televisiva interpretata da Lynda Carter nel 1976 e di cui tutti gli adolescenti dell’epoca s’innamorarono. In effetti, era anche lei un simbolo che rappresentava gli Stati Uniti d’America e i suoi ideali di libertà e democrazia (e potenza bellica), alla pari di Superman. In epoca pre-Crisis, quando tutto era più innocente e gli eroi erano senza macchia e senza paura, non avrebbe potuto essere altrimenti in casa DC Comics. Soltanto dopo quello spartiacque, l’arrivo delle sceneggiature di Alan Moore in suolo americano e la discesa di tutta la new wave di autori britannici, avremmo cominciato a considerare sia Superman che Wonder Woman di quel periodo un po’ stucchevoli e infantili. Nel caso della Principessa Amazzone, con il passare degli anni e con i gusti dei lettori diventati più smaliziati, l’ideale dell’icona americana è andato sbiadendosi sempre più fin quasi a scomparire.

Questo film è la celebrazione della non-americanità di Diana, di Themyscira appunto. Viene chiamata Wonder Woman dai media americani, come al solito sono loro che danno il nickname – come diremmo oggi – ai super-eroi, per darle ugualmente un senso di appartenenza statunitense. È anche la celebrazione dell’origine divina di Diana e della perdita dell’innocenza nel più classico percorso di formazione che la porta a incontrare un’Umanità sessista e retrograda rispetto alla società matriarcale in cui è cresciuta. Ovvero a crescere e cambiare, anche se a molti critici questo non è piaciuto, trovandola invece una forte incongruenza nella trama, nel carattere del personaggio. Nella pellicola di Patty Jenkins c’è finalmente il recupero metaforico della Dea Madre che trasmette amore e affetto per l’Umanità venuta alla luce dal suo grembo, come viene descritta e sottolineata con precisione nel breve trattato postato su facebook da Alessandro Di Nocera. L’insegnante partenopeo sostiene che l’intento di William Moulton Marston, creatore del personaggio di Wonder Woman ed eminente psicologo, fu quello di fornire agli adolescenti di inizio anni ’40 una figura femminile eroica ma dotata di amore materno ed emancipazione, senza alcun ammiccamento all’erotismo che una figura di questo tipo, con gonnellino svolazzante e body dal quale strabordavano le curve giunoniche, avrebbe potuto far nascere in mezzo a una miriade  di omaccioni super-muscolosi con poteri inimmaginabili ma con le mutande sopra i pantaloni della tuta. Insomma, come scritto da Di Nocera, Wonder Woman è una figura femminista ante-litteram priva di spigolature pruriginose e anzi tesa al far avvicinare ai comics il pubblico femminile, genericamente refrattario ai fumetti di supereroi. Tutto questo traspare proprio nel film che si va a incastonare nel grande mosaico del DC Comics Extended Universe, il DCEU che si sta delineando pellicola dopo pellicola prodotta dalla Warner Bros.

Diana viene cresciuta a Themyscira con gli insegnamenti della madre, la Regina Hyppolita, e delle compagne Amazzoni. Sono insegnamenti di guerra ma anche di amore e giustizia. Diana è greca, tutte le Amazzoni lo sono, e durante il film si evince che in passato hanno dovuto auto-esiliarsi sull’Isola Paradiso, Themyscira appunto, a causa di una dura guerra contro gli uomini il cui unico scopo era sottometterle e conquistarle, guidati dallo spirito del Dio della Guerra, il mitologico Ares (o Marte per i latini). Da qui in poi l’avventura di Diana si sviluppa linearmente seguendo il tipico clichè del viaggio dell’Eroe, dopo l’incontro fortuito con il Capitano Steve Trevor e il suo salvataggio in mare. Quello che però salta all’occhio è finalmente un totale richiamo al fumetto che permea tutto il film, molto più marcato delle precedenti pellicole del DCEU. Ovvero, il riferimento è quello del post-Crisis: tutto ma proprio tutto è un omaggio a George Pérez, come c’è scritto in modo palese anche nei titoli di coda. Ed è questo lo spirito con cui godersi al cinema il film dedicato a Wonder Woman, gli appassionati vi riconosceranno parecchie citazioni alla leggendaria run creata dagli immortali disegni e dalla munifica penna di Pérez. Per il resto, Diana di Themyscira va vista per quello che è: la Dea salvifica e materna che comincia il suo percorso in mezzo all’Umanità (che sia americana non ha importanza – è un dettaglio che abbia fatto il suo ingresso durante la Prima Guerra Mondiale dalla parte dei giusti, infatti all’inizio ha molti dubbi) con un’ingenuità e una bontà disarmanti ma pronta a sfoderare tutta la violenza di cui è capace per difendere quei valori divini sbiaditi ma che, come ha spiegato in maniera esaustiva Di Nocera, hanno ripreso colore con Alan Moore prima, con George Pérez poi e con questo film ora.

Dan Cutali

Su Wonder Woman potete leggere anche:

Green Lantern Corps rivelata la trama e Justice League news

Mentre fioccano news sulla Justice League (ne parliamo in seguito), si fa notare sempre di più l’assenza di uno dei suoi membri più riconoscibili della squadra dei fumetti: Green Lantern. Mentre il DC Extended Universe ha dei piani ben definiti per il Corpo delle Lanterne Verdi, che si concretizza in un film in programma per il 2020, è stato dichiarato che nessuno dei suoi membri apparirà nel primo film Justice League.

Il problema sorge nel momento in cui ci rendiamo conto che tra l’uscita nei cinema della Justice League e la possibile uscita del film incentrato sul Green Lantern Corps ci sono tre anni di distanza, un tempo decisamente lungo per mantenere i principali eroi lontano dal grande schermo. Anche The Flash e film Aquaman sono due anni di distanza, ma i rispettivi personaggi hanno già avuto dei cameo in altri film, come Batman v Superman e Suicide Squad.

Ad avere il titolo Green Lantern non sarà un solo individuo. Nel fumetto infatti ad indossare la maschera sono Hal Jordan, Jon Stewart, Guy Gardner e Kyle Rayner. Se, come sembra, la Warner Bros sta cercando in tutti i modi di rimanere fedele ai fumetti, i migliori candidati sembrano essere Jordan e Stewart. Le loro storie sarebbero infatti una partenza ottima per introdurre il Corpo delle Lanterne Verdi nell’universo DC.

La trama si baserà sul fumetto Sinestro Corps War, scritto da Dave Gibbons dal presidente della DC Entertainment, Geoff Johns con i disegni di Ethan Van Sciver.


La storia si focalizza sulle Lanterne Verdi della Terra- Hal Jordan, Kyle Rayner, John Stewart and Guy Gardner- e il resto del gruppo della Lanterna Verde nel momento in cui, mentre è in corso una guerra stellare contro Sinestro Corps, un esercito guidato dall’ex Green Lantern Sinestro, armato di anelli gialli del potere cerca di creare un universo dominato dalla paura. Una storia di Alan Moore del 1986, “Tales of Green Lantern Corps” costituì la base tematica della trama. A seguito dell’evento molti personaggi subirono cambiamenti, morirono o vennero re-introdotti nell’universo DC.
La risposta del pubblico e della critica a “Sinestro Corps War” fu molto positiva. Molti recensionisti lo aggiunsero alla classifica dei migliori fumetti dell’anno e inoltre il filone della storia fu nominato per la prima volta nel 2008 per l’Eisner Award per la miglior squadra di matitisti e di inchiostristi. La trama costituì anche un successo economico, e molti aspetti furono stampati. “Sinestro Corps War” è la seconda parte della trilogia nella saga di Green Lantern, seguita nel 2005 dalle miniserie Green Lantern: Rebirth. Il finale di “Sinestro Corps war” pone le basi della terza e ultima parte della trilogia: Blackest Night, pubblicata nel 2009 edita dalla Planeta.
Per il cast del film sul Corpo delle Lanterne Verdi invece bisogna ancora attendere.

Come anticipavamo si parla molto di Justice Leuage e Ray Fisher interprete di Cyborg


durante un’intervista al Rhode Island Comic-Con, ha svelato quali sono state le sue fonti di ispirazione per il ruolo:
“Sono cresciuto guardando una quantità enorme di cartoni animati, compresi quelli di Batman, di Justice League e un sacco di altra roba trasmessa su Cartoon Network. La prima volta che ho visto Cyborg è stato in Teen Titans. Ero al liceo ed era come se quel cartone mi parlasse perché c’erano tutti questi personaggi che, oltre a salvare il mondo, affrontavano un sacco di problemi adolescenziali. Ma quando sono stato ingaggiato, mi hanno mandato una quantità enorme di materiale sul personaggio e ho avuto modo di innamorarmi della versione dei fumetti che è molto diversa. Ora sento di conoscerlo a memoria, anche se c’è sempre chi ne sa più di me!”.

La grande DC Comics a Napoli

Sabato 19 marzo alle ore 11:00 presso il Museo Pignatelli, verrà inaugurata la mostra “La Grandiosa DC Comics”, con gli autori della casa editrice californiana: Fabrizio Fiorentino, Lorenzo Ruggiero (già da noi intervistato) e Pasquale Qualano (disegnatore anche del nostro Batman v Superman Concept Artbook).

Come avvenuto per gli anni precedenti, anche quest’anno, Napoli COMICON viene anticipato da una grande mostra, che si terrà dal 19 marzo al 2 maggio presso il Museo Pignatelli Cortes, grazie al supporto del Polo Museale Campania.
Un percorso espositivo con cui si approfondiscono e celebrano una delle una delle case editrici più importanti e attive di fumetti negli Stati Uniti d’America.

Sia il Festival che COMICON Edizioni si confronteranno con la storia e le innovazioni che la più antica casa editrice di supereroi ha imposto nella cultura mondiale. Nell’anno in cui i Supereroi più famosi di sempre, Superman, Batman e Wonder Woman, si apprestano ad invadere gli schermi con l’attesissimo Batman vs. Superman di Zack Snyder, scopriremo i segreti di un successo lungo quasi un secolo. Percorreremo le origini di un universo di personaggi famosissimi e la storia degli autori che hanno reso grande la Dc Comics e il Fumetto tutto. Vedremo la nascita del racconto supereroistico, e di come esattamente 30 anni fa, grazie a leggende del fumetto come Alan Moore e Frank Miller, la Dc Comics rivoluzionò nuovamente il concetto di eroe nei fondamentali Watchmen e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro.
Tutto ciò, attraverso le tavole originali dei grandissimi Jack Kirby, Frank Miller, Todd McFarlane, per passare poi a Alex Ross, Simon Bisley, John Bolton, Jim Lee e degli autori italiani in forza nella scuderia DC come: Mirka Andolfo, Laura Braga, Riccardo Burchielli, Giuseppe Camuncoli, Werther Dell’Edera, Carmine di Giandomenico, Davide Fabbri, Fabrizio Fiorentino, Antonio Fuso, Emanuela Lupacchino, Alberto Ponticelli, Giorgio Pontrelli, Pasquale Qualano, Lorenzo Ruggiero, Claudio Villa.
Queste bellissime opere saranno in mostra grazie ai collezionisti: Francesco Assone, Francesco Bazzana/ Tavoleoriginali.net, Venerando Cautiero, Massimo Cuomo, Scott Eder/ ArtOfComic, Romeo Gallo, Andrea Mazzotta Giovanni Nahmias, Davide Occhicone, Sylvain Rapilly,Paolo Rinaldi/ La Nona Arte, Enrico Salvini, Luca e Stefania Serrao D’Aquino, Luca Silvestre.

La mostra, realizzata in intesa con DC Comics USA, grazie alla collaborazione dell’editore italiano RW-Lion, sarà curata da alcuni esperti del settore, ed accompagnata da un elegante e ricco saggio-catalogo edito da COMICON Edizioni nella collana I libri di COMICON, su cui troveranno posto le maggiori firme della saggistica italiana, corredate da un imponente apparato visivo, con le tavole in mostra e le immagini più belle e rappresentative del percorso DC nel mondo della Nona arte, in un libro di oltre 240 pagg. a colori.

La Grandiosa Dc Comics – dal 19 marzo al 2 maggio presso Museo Pignatelli Cortes
Ingresso con biglietto del museo
Gatuito per under 18 / Gratuito per tutti la prima domenica di ogni mese
Agevolazioni e informazioni sul sito http://www.polomusealecampania.beniculturali.it
Ridotto con la presentazione del biglietto Napoli COMICON e documento identità.

Invito mostra DC