Il Pinguino

Oswald Chesterfield Cobblepot è una rarità fra i nemici di Batman: ha fatto fortuna con il crimine! Elegantemente vestito, con cilindro e marsina, Cobblepot è più noto come “il Pinguino”, un genio criminale con un debole per l’ornitologia e per gli ombrelli truccati, che celano armi automatiche, lanciafiamme…o peggio. Stanco delle intromissioni del Cavaliere Oscuro, Cobblepot ha messo da parte gli ombrelli e aperto il più famoso night-club di Gotham, l’Iceberg Lounge. Protetto da questa attività ai margini della legge, il Pinguino non solo continua ad essere uno dei più noti faccendieri della mala cittadina, ma è anche più al sicuro da Batman.

IL PICCOLO OZZIE

Tozzo e grasso, Oswald era facile preda dei bulli della scuola, che lo chiamavano “Pinguino”.

ANIME GEMELLE

La passione di Cobblepot per l’ornitologia risale all’infanzia, quando la madre vedova gestiva un negozio di animali specializzato in uccelli esotici. Basso, panciuto, con un grosso naso aquilino, soprannominato “il Pinguino” dai compagni di scuola, era costretto dalla madre a portare sempre con sé un ombrello, anche nei giorni di sole. La vedova Cobblepot temeva, infatti, che il figlio potesse morire di polmonite, come era accaduto al marito durante un violento e gelido acquazzone. Oswald trovava così un confronto solo in compagnia dei piumati nel negozio materno, che divennero i suoi soli amici negli anni a seguire. Il Pinguino si diede al crimine per procurarsi il denaro e il potere necessari a sentirsi superiore a tutti coloro che lo avevano ridicolizzato.

PASSAGGIO DI PROPRIETA’

Il Pinguino ha sventato un tentativo di far chiudere il suo famoso nigh-club “The Iceberg Lounge”, quando l’edificio fu acquistato da Bruce Wayne in persona! Invece di cacciare il suo malefico inquilino, Wayne ha permesso a Cobblepot di restare, perché il Cavaliere Oscuro possa controllarne meglio le mosse.

GIOCHI DA PENNUTI

Agile a dispetto della sua rotondità, il Pinguino è un abile combattente. Tra i suoi volatili addestrati vi sono cornacchie, aquile e usignoli.

LE ARMI A SUA DISPOSIZIONE

Le armi che indossa il Pinguino sono: nel cilindro nasconde piccole armi, ha una lama di acciaio temprato nell’ombrello, ha un monocolo laser, nella fondina da caviglia nasconde una calibro 22 ed ha una lama retrattile nella suola della scarpa.

CARICATO A MOLLA

Il “Pogorello” del Pinguino sfrutta una molla al titanio, capace di catapultarlo a notevoli altezze e a grandi distanze, nell’eventualità di veloci fughe.

IL VOLO DEL PINGUINO

Oltre a trasformare gli ombrelli in razzi, il Pinguino ne utilizza la tela per creare paracaduti o rotori.

PREZIOSO PREAVVISO

Uno specchio retrovisore nel manico dell’ombrello evita al Pinguino attacchi a sorpresa, dandogli il tempo di sparare pallottole, dardi avvelenati e persino germi di psittacosi, un tipo di polmonite nota come “febbre del pappagallo”.

PANEM ET CIRCENSES*

Durante la Terra di Nessuno, il Pinguino era forse l’uomo più potente di Gotham, dominando il commercio del cibo e dei valori rimasti, offrendo favori in cambio di qualche frutto maturo o di una lattina di fagioli. La sua cupidigia si rivelò appieno tra le rovine delle torri Davenport, dove lo spettacolo comprendeva sfide all’ultimo sangue tra gladiatori.

PINGUINO

VERO NOME: Oswald Chesterfield Cobblepot

OCCUPAZIONE: ristoratore/gangster

BASE: Gotham City

ALTEZZA: 1,57 m.

PESO: 80 Kg.

OCCHI: Blu

CAPELLI: Neri

PRIMA APPARIZIONE: Detective Comics n. 58 (Dicembre 1941)

Il Pinguino, a discapito dei suoi anni, continua la sua permanenza in prima linea contro il Cavaliere Oscuro, anche nell’ultimo film Batman Unlimited: Animal Instincts. Qui è stato creato uno speciale ad hoc (con doppiaggio improvvisato dal nostro affezionato Mirko Giovannoni) che vi proponiamo. Fate clic sull’immagine del Pinguino disegnata dal bravo Vittorio Astone che trovate qui sotto. Buona visione.

*PANEM ET CIRCENSES: (letteralmente «pane e giochi [del circo]»)è una locuzione latina piuttosto nota e spesso citata, usata nell’antica Roma e al giorno d’oggi per indicare in sintesi le aspirazioni della plebe (nella Roma di età imperiale) o della piccola borghesia, o d’altro canto in riferimento a metodi politici bassamente demagogici.

Fate click sullo sketch di Vittorio Astone e potrete vedere uno speciale dedicato al Pinguino

Fate click sullo sketch di Vittorio Astone e potrete vedere uno speciale dedicato al Pinguino

 

 

 

 

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The Flash sfreccia su Italia 1

Italia 1 punta sui supereroi con una serata ad hoc: da martedì 20 gennaio 2015 sfreccia in anteprima assoluta THE FLASH e a seguire torna l’infallibile arciere Oliver Queen di ARROW, con la terza stagione.

The Flash è riuscito a mandare in visibilio i telespettatori del canale americano The CW e non solo: al suo debutto ha fatto record di audience per una serie al debutto. Un successo che non arrivava da anni, precisamente dal 2009: il supereroe è riuscito a battere anche i quattro milioni di telespettatori che avevano fatto conquistare il precedente titolo ai vampiri di The Vampire Diaries. Flash ha fatto il suo esordio nell’ottava puntata dell’ultima stagione di Arrow, nel 2013, prima che venisse creata una serie tv-spin off appositamente per lui, dagli stessi produttori di Arrow (Greg Berlanti, su tutti). Flash è un famoso fumetto targato Dc Comics che debuttò nel 1940, anche se la versione da cui si ispira la serie televisiva della The CW è quella del 1956, quando fu creato il suo alter-ego: Barry Allen, il tecnico forense che dopo un incidente acquista la super-velocità.

Trama di una delle serie tv più attese della stagione.

Ad interpretare il supereroe più veloce al mondo è l’attore 23enne Grant Gastin, già visto nella serie televisiva di successo Glee. Gustin veste i panni dello scienziato dalla doppia vita, Barry Allen, il quale arriva a Starling City per indagare su una serie di rapine che riguardano il suo passato. Le capacità straordinarie di Flash derivano da una fonte di potenza extra-dimensionale infinita che permette di controllare l’energia cinetica. Flash infatti è in grado di muoversi a velocità incredibili riuscendo a superare di svariate volte la velocità della luce.

The Flash

The Flash

Batman Crime Solver incontra Alessandro Di Nocera

Tra coloro che hanno realizzato alcuni tra i migliori articoli redazionali destinati alle pubblicazioni italiane che vedono il Cavaliere Oscuro come protagonista, va annoverato Alessandro Di Nocera. Nato a Vico Equense, vicino Napoli, nel 1969, laureato in Sociologia dell’Arte e della Letteratura e appassionato di fumetti, ha pubblicato numerosi pezzi su riviste specializzate e collane edite dai principali editori nostrani, nonché il saggio ‘Supereroi e superpoteri’ che offre un illuminante punto di vista sul rapporto esistente tra fumetti e mutamenti sociali e culturali (libro ancora disponibile su Amazon). Insegna Italiano, Storia e Storia dell’Arte nelle scuole superiori statali e collabora attivamente con le pagine napoletane del quotidiano “la Repubblica”. Alessandro ha una passione innata per i fumetti, tant’è vero che figura anche come docente di Storia del fumetto (ma anche di Storia del Cinema e Storia dell’Arte) presso la Scuola Internazionale di Comics. Cura inoltre un blog, “Codename: Alexdinox” (alessandrodinocera.blogspot.com). La maggior parte dei suoi editoriali, favorisce da sempre lo scambio di idee con i lettori e assume la forma di un breve saggio oltre che un approfondimento delle argomentazioni trattate nel fumetto. Oggi, per iniziare bene il 2014, è ospite delle nostre pagine, onorandoci della sua presenza con una bella intervista sprint.

Stefano: “Ciao, Alessandro e benvenuto su Batman Crime Solver”

Alessandro Di Nocera: “Ciao, Stefano. Grazie a te per il tuo gentile invito!”

Stefano: “Sappiamo che sei sempre impegnato ad analizzare il rapporto tra generi narrativi e immaginario collettivo nonché il modo in cui Fumetto, Cinema, Televisione formano un’unica, inestricabile rete. Come si svolge la tua giornata tipo di lavoro?”

ADN: “La mia professione ufficiale è quella dell’insegnamento, quindi la mattinata è dedicata alla scuola e agli alunni. I pomeriggi, invece, li alterno tra le documentazioni e le questioni burocratiche inerenti al mio lavoro di professore; gli articoli culturali destinati alle pagine de “la Repubblica” (cartacee e on-line) e i pezzi redazionali che mi richiedono le case editrici per cui in genere collaboro: la 001 Edizioni, la RW Lion e – indirettamente – la Mondadori Comics.

C’è da notare, però, che il mio rapporto con gli alunni è di fondamentale importanza non solo per ciò che attiene l’insegnamento. I gusti dei ragazzi sono fondamentali per capire in quale direzione si sposta l’impatto dell’universo mediatico sul mondo reale. Presto un orecchio costante ai serial TV che guardano, ai film che apprezzano, ai videogame coi quali giocano, ai fumetti e ai libri (sempre meno, in verità) che leggono. Comprendere l’immaginario contemporaneo è un esercizio essenziale poiché il tempo è una macina e certi punti di riferimento pop-culturali crollano nel volgere di qualche lustro.

Alcune settimane fa, per esempio, il Presidente del Consiglio Letta ha fatto, nel corso di una dichiarazione alla stampa, un riferimento a Jo Condor, personaggio di uno spot televisivo risalente a più di quarant’anni fa. E i giornali, riportandola, sono stati costretti a spiegare per bene chi fosse Jo Condor.

Vedi, a me non piace fare riferimenti “a Jo Condor”: quando parlo e quando scrivo, i miei riferimenti culturali devono essere ancorati al presente. L’altro giorno, mentre scrivevo per “la Repubblica” un articolo su “Orfani”, il nuovo serial a colori della Sergio Bonelli Editore, mi sono premurato di telefonare a mia nipote Marcella, un’adolescente amante dei manga, anime e del cosplay, per farmi spiegare un paio di cose su alcuni videogame di cui è appassionata (io, sapendo che se tornassi a giocarci non me ne staccherei più, ho rinunciato da tempo alle consolle).

Ecco, la mia analisi sull’immaginario collettivo parte da tutto questo. E poi c’è il costante monitoraggio di ciò che accade in Rete, a partire dallo scroll continuo della home di Facebook o di Twitter. Certe volte mi sento come Ozymandias in “Watchmen”, quando cerca di percepire “l’umore” del mondo mettendosi a osservare decine di trasmissioni TV contemporaneamente.”

Stefano: “Prima di scrivere un redazionale per un fumetto riesci sempre a leggere totalmente il suo contenuto, o ti e’ capitato anche di dover scrivere, per ovvie ragioni di tempistica, alcuni pezzi a “scatola chiusa” o quasi?”

ADN: “Talvolta mi è capitato di dover leggere assai in fretta alcune storie, ma mai di scriverne, come dici tu, a scatola chiusa. Più che altro, si acquisisce l’abitudine a valutarle sempre per il meglio, a coglierne i punti di forza e non quelli di debolezza, a evidenziare per il pubblico il lavoro creativo che c’è dietro.

Diciamo che il lavoro redazionale mi ha portato a essere meno feroce nelle mie critiche e molto più accondiscendente verso opere che in passato avrei stroncato senza pietà. E questo per quanto concerne tutti i fumetti, non solo quelli della DC Comics.”

Stefano: “Ti ispiri a qualcuno quando scrivi?”

ADN: “No, non direi. Ho avuto degli ideali mentori, questo sì. Il primo è stato Daniele Brolli, un magnifico talebano che mi fece comprendere come si scriveva un articolo costringendomi a mettere mano per ben quattro volte a un pezzo destinato a una rivista a fumetti – “Starmagazine” della Star Comics – per poi cassarlo senza pietà. Era estate e ricordo che mi sentii addirittura male per lo sforzo di capire cosa Daniele pretendesse da me e come impostare quel dannato mini-saggio.

Daniele Brolli mi ha insegnato che qualsiasi cosa tu scriva deve prevedere un italiano più che corretto, una documentazione ineccepibile e la capacità di arrivare a qualsiasi lettore, anche il meno esperto, non dando nulla per scontato. E’ questa la filosofia che mi muove ancora oggi: quando, per esempio, scrivo un pezzo per “Superman”, “Superman/Batman” e “Batman: Il Cavaliere Oscuro” penso sempre che ogni specifico albo può essere il primo per un lettore neofita e il mio redazionale deve essere calibrato di conseguenza.

La soddisfazione più bella è quando incontri (o quando ti arriva l’e-mail di) qualche lettore che ti ringrazia per averlo introdotto a un nuovo universo narrativo facendoglielo comprendere perfettamente. Col DC Comics Universe è capitato diverse volte.

Un altro punto di riferimento per me imprescindibile è Luigi Bernardi, un amico purtroppo venuto a mancare poco tempo fa. Luigi era un polemista eccezionale, uno che considerava il fumetto e la letteratura come espressione rivelatrice della società e della politica, uno che non aveva paura di esprimere opinioni anche impopolari. Luigi mi ha insegnato a prendermi le responsabilità di quanto affermavo, a far valere il mio nome e cognome. Oggi quando sento qualcuno affermare che davanti a ogni opinione bisogna sempre premettere: “A mio personale giudizio” o – per usare un termine da forum – “Imho”, mi incazzo. Se c’è il tuo nome e cognome, allora è già sottinteso che è il tuo personale giudizio. Luigi non temeva di scrivere cose del tipo “Un albo de La Bionda di Franco Saudelli è meglio di una camionata di volumi di Dago” perché riteneva che certe boutade fossero fondamentali per scatenare un dibattito culturale, una riflessione critica. Luigi non avrebbe mai utilizzato un’espressione democristiana come: “A mio personale giudizio”. E mi guardo bene dal farlo anch’io.”

Stefano: “Quanto richiede la stesura di un pezzo? In quanto tempo riesci a scriverlo? Dopo quanto tempo viene pubblicato?”

ADN: “Non farmici pensare!… Dunque, quando scrivo per “la Repubblica” ho dei tempi stretti e contingentati: quindi un pezzo di 3600 battute (sessanta righe) posso buttarlo giù anche in un’oretta di lavoro. Gli articoli redazionali per la Mondadori/RW Lion sono invece, in media, di 15.000 battute e prevedono spesso e volentieri degli impegnativi lavori di ricerca. Per questo talvolta mi capita di perderci un paio di pomeriggi: otto o dieci ore d lavoro in totale (escludendo il tempo di ricerca, che però considero quasi come un divertimento, viste le scoperte che riesco a fare).

Sul tempo di pubblicazione… ecco, sento già gli alti ululati di Alessio Danesi e di Lorenzo Corti nella redazione della RW Lion! L’ottimale sarebbe quello di consegnare i pezzi due mesi prima della pubblicazione della testata alla quale sono destinati. Ma io spesso e volentieri sgarro e li consegno anche solo trenta giorni prima. Questo genera le reazioni allarmate e inviperite di Alessio e Lorenzo che incominciano a tempestarmi di mail e di telefonate (e un paio di volte sono stato costretto a lavorare di notte come un forsennato).

Io, però, ho una giustificazione e un punto di forza: i miei pezzi non sono mai banali, si vede il lavoro di ricerca che c’è dietro. E poi, modestia a parte, sono sempre, dal punto di vista sintattico-morfologico-grammaticale, pulitissimi: richiedono pochissimi interventi di editing. E questo velocizza i tempi di lavoro.

Da questo punto di vista il complimento più bello me l’ha fatto un redattore de “la Repubblica”: “Alessandro, non hai idea di quale importanza abbia il fatto che tu ci consegni lavori puliti, che non hanno bisogno di interventi esterni per essere pubblicati!” Ma tra i complimenti c’è stata anche una bellissima mail che mi ha inviato Alessio una settimana fa, dopo che gli avevo spedito l’articolo redazionale per il numero 5 dell’edizione da edicola di “Y: L’ultimo uomo”. Il contenuto specifico, ovviamente, lo tengo per me, ma considerando che con la supervisione di Alessio ho realizzato, a partire dal 2008, più di centosessanta pezzi redazionali, la cosa assume un valore particolare.”

L'immagine promozionale della Collana Batman: La leggenda

L’immagine promozionale della Collana Batman: La leggenda

Stefano: “Ci racconti qualcosa del periodo in cui hai realizzato le prefazioni della collana “Batman: La Leggenda?”

ADN: “Per quanto mi riguarda, il 2008 è stato uno dei più difficili della mia vita: la malattia di mio padre (al quale ho dedicato un redazionale di “Preacher”) e vari, gravi problemi familiari mi erano piombati addosso all’improvviso, come una mazzata tra capo e collo. E fu proprio in uno dei momenti più critici che mi arrivò la telefonata di Pasquale Ruggiero – editor della Magic Press, che all’epoca effettuava attività di service per la Planeta DeAgostini – che mi voleva come “prefatore” dei volumi di “Batman: La leggenda” che sarebbero usciti in allegato a “Panorama” e a “TV Sorrisi & Canzoni”. Pasquale sapeva che l’impegno settimanale avrebbe richiesto una certa tempra e una certa capacità di scrittura e aveva valutato che, in quanto collaboratore de “la Repubblica”, abituato a lavorare in velocità, e in quanto esperto del genere supereroistico, facevo esattamente al caso suo.

All’epoca si parlava della “Maledizione di Batman”, delle varie sfighe che colpivano gli attori e gli autori che avevano lavorato ai film sul Cavaliere Oscuro diretti da Christopher Nolan. E così mi misi a scherzare anch’io sul fatto che un lavoro prestigioso come quello per le testate di Batman era giunto in uno dei momenti più controversi e bui della mia vita.

Alcuni dei volumi pubblicati dalla Planeta De Agostini di Batman: La leggenda.

Alcuni dei volumi pubblicati dalla Planeta De Agostini di Batman: La leggenda.

“Batman: La leggenda” mi ha mantenuto impegnato per due anni. E mentre la collana si prolungava di volta in volta, alla Magic Press – che, sempre per conto della Planeta, si avvaleva dei miei testi anche per “Sandman”, “Preacher”, “Hellblazer”, il “Kamandi” di Jack Kirby, ecc. – si scommetteva, di settimana in settimana, su quale argomento mi sarebbe venuto in mente per il redazionale in scadenza di consegna, anche in considerazione del fatto che talvolta i timoni dei volumi variavano all’improvviso perché la Planeta, a causa di imperscrutabili problematiche tecniche, non si ritrovava a disposizione i materiali stabiliti e richiesti dall’Italia. Pertanto Alessio si ritrovava a operare in emergenza e a inserire in sommario, con operazioni last minute, quanto di meglio inerente al mondo di Batman avesse sotto mano. Ci sono stati momenti in cui ho effettivamente temuto di essere giunto al capolinea, di non avere più nulla da dire, ma la vastità del genere supereroistico e la complessità del DC Comics Universe  mi fornivano ogni volta, anche all’ultimo momento, nuovi, intriganti spunti di riflessione. Luca Ippoliti, in particolare – attuale figura di riferimento della Magic Press – ne restava sbalordito. Qualche editore mi ha anche proposto di ordinarli e rimaneggiarli per ricavarne un libro a parte, ma ho sempre nicchiato.

Alla fine, ci sono stati diversi lettori che mi hanno ringraziato per l’essenziale guida fornita loro da quei redazionali. “Batman: La leggenda” resta ancora oggi un viatico fondamentale per addentrarsi nel mondo a fumetti del Cavaliere Oscuro.

Poi, con l’avvento della RW Lion, Lorenzo Corti – allora unico direttore responsabile della nuova casa editrice – mi ha chiamato a scrivere i redazionali del “Superman” confezionato per la Mondadori. E lo staff redazionale di Segrate – che già mi aveva apprezzato su “Batman: La leggenda” – è stato a sua volta felice di potermi annoverare ancora tra i suoi contributors.

Quello su “Superman” è un lavoro di cui vado particolarmente orgoglioso. L’Uomo d’Acciaio è un personaggio magnifico, il mio preferito in assoluto tra i supereroi, e i trenta volumi in cui è strutturata la collana mi hanno fornito la possibilità di effettuare un excursus storico di alto livello sul genere supereroistico nelle sue varie epoche di sviluppo.

Alla fine mi sono preso pure i miei rischi – la DC Comics è molto attenta a quanto si scrive sugli albi pubblicati negli altri Paesi – ma ne è venuta fuori un’opera di riferimento.

"Il Grande Ritorno di Superman e Batman” di A. Di Nocera

“Il Grande Ritorno di Superman e Batman” di A. Di Nocera

Per quanto riguarda “Batman: Il Cavaliere Oscuro” e “Superman/Batman”, invece, ciò che mi ha più divertito è che dopo “Batman: La leggenda” non pensavo che ci potessero essere così tanto cose da dire sui personaggi della DC Comics. Ma, al contrario, di argomenti da trattare riesco ancora a trovarne in abbondanza, riuscendo a redigere articoli sempre più interessanti e complessi. E spero che la sfida possa continuare in futuro.”

Stefano: “Quale pensi sia la naturale evoluzione del fumetto nell’era del digitale?”

ADN: “Il fumetto attraversa un evidente momento di crisi commerciale. Negli Stati Uniti è ormai chiaro che per le major del settore i personaggi dei fumetti non sono altro che proprietà che possono portare a sviluppi esterni al mondo dei comics: film, serie TV, videogiochi, merchandising, eccetera.

L’editoria digitale è indubbiamente il futuro. Io stesso, ormai, per vari motivi, leggo sempre più sul PC e tablet e sempre meno sul supporto cartaceo. Resta però il fattore pirateria che è poco arginabile.

Ritengo che in futuro un personaggio a fumetti vivrà fin dall’inizio più vite contemporaneamente in vari medium. E che gli autori di fumetti saranno nello stesso momento più cose: penso, per ciò che riguarda il nostro Paese, a Makkox, a Zerocalcare, a Mirka Andolfo, a Don Alemanno, a Giacomo Bevilacqua, tutte figure artistiche il cui successo viaggia lungo strade inedite, prevedendo diversi livelli di professionalità.”

Stefano: “Ti piace il personaggio di Batman e perché?”

ADN: “Eheheheh, sembra quasi una domanda a trabocchetto… Premetto che tra i supereroi, i miei due personaggi preferiti sono Superman e Capitan America: due idealisti, gli unici due che sono diverse volte riusciti a commuovermi fino alle lacrime.

Batman mi piace – e tanto – in base agli autori che ne scrivono le storie: Quello originario, feroce e pulp, di Bob Kane e Bill Finger; “Il ritorno del Cavaliere Oscuro” e “Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora” di Frank Miller”, “The killing joke” di Alan Moore e Brian Bolland; “Maschere” di Bryan Talbot; cicli seriali come “Contagio” e “Terra di Nessuno”, eccetera.

Quello che, però, me ne ha fatto re-innamorare, fornendo una chiave di lettura eccezionale del personaggio, di ciò che realmente nasconde, è stato Grant Morrison. Per me la sua run sulla serie “Batman” sfociata in “R.I.P.”, e ancora “Il ritorno di Bruce Wayne”, “Batman e Robin” e “Batman Inc.” sono quanto di meglio sia stato prodotto in decenni di vita editoriale del personaggio.

Morrison ne ha carpito tutto il potenziale, l’ha evidenziato, l’ha esaltato, ne ha svelato tutte le sfaccettature ancor più di quanto abbiano fatto Miller, o Moore, od O’Neil, o Grant, o Brubaker, o Rucka, e così via.

Per me il vero Cavaliere Oscuro è quello di Morrison: quello che si crea le personalità di back-up per affrontare gli attacchi psicologici dei suoi nemici; quello che non esita ad affrontare Darkseid – una delle creature più potenti e feroci dell’universo – faccia a faccia; quello che si ritrova a viaggiare suo malgrado nel tempo lasciando indizi ai suoi compagni della Justice League per farsi ritrovare; quello che progetta un’azione supereroistica su scala mondiale trasformando “Batman” in un brand.

Penso che l’esaltazione che è riuscita a infondermi Morrison sia trapelata parecchio dai miei redazionali.”

Stefano: “Grazie per il prezioso tempo che ci hai dedicato Alessandro. Vuoi salutare gli amici di Batman Crime Solver?”

ADN: “Ciao a tutti. Se siete giunti a leggere fin qui, allora vi ringrazio per aver sopportato e magari apprezzato i miei sproloqui. In ogni caso, vi auguro di riuscire ad avere sempre la forza fisica e morale per risolvere gli infiniti problemi attraverso i quali gli Enigmisti di turno tenteranno di intralciare il cammino della vostra vita.”

Alessandro Di Nocera

Alessandro Di Nocera