Ivo De Palma, artista di origini napoletane inizia le sue prime esperienze in radio, per poi entrare, nei primi anni 80, nel mondo del doppiaggio. Il personaggio più noto da lui doppiato è Pegasus dei Cavalieri dello Zodiaco, a cui ha dato la voce sia nella serie televisiva che negli OAV. Altri sono Mirko in Kiss Me Licia (solo nella parte parlata), Carey Mahoney in Scuola di polizia, Vernon Fenwick in Tartarughe Ninja alla riscossa, Akira Fudo (Devilman OAV: La Genesi, L’Arpia Silen e Amon – Apocalypse of Devilman), Kaede Rukawa (Slam Dunk), Ronni (Magica Emi), Kratos (I 5 Samurai) e vari personaggi secondari in City Hunter. Ivo interpreta con eccezionale bravura diversi personaggi, in particolare anime e raramente personaggi nelle serie animate americane. Tra le sue performance in casa Marvel ricordiamo Nick Fury in Wolverine o Dott. Donald Blake/Thor in L’incredibile Hulk e gli X-Men e in casa DC Comics Lo Spaventapasseri nella serie che noi tutti amiamo Batman The Animated Series. Oggi il nostro blog, si onora di incontrarlo una seconda volta (qui abbiamo un suo video saluto) per qualche curiosita’ sul suo lavoro davanti al leggio.
Stefano: “Ciao Ivo e grazie di essere qui con noi per la seconda volta”
Grazie a voi per l’invito!
Stefano: “Viste le tue tante interpretazioni, mi viene da chiederti, che differenza c’e’ tra il doppiaggio di un’interpretazione di un’anime e una serie animata americana? Si tratta di due generi completamente opposti, anche se si rimane nel tema supereroistico”.
Sì, sono due cose un pochino diverse. Da grande appassionato, quale fui in tenera età, del repertorio fumettistico Marvel, mi aspetterei io stesso di propendere per l’animazione americana, ma 30 anni di esperienza nel settore mi hanno fatto capire alcune cose importanti: il cartone americano è molto più codificato, molto più standard, molto più conforme a regole non scritte, tali per cui il cattivone è sempre chiaramente riconoscibile, nel nome, spesso connotativo, nei tratti, spesso piegati al ghigno bieco, nelle musiche che lo accompagnano, di registro inquietante, nei megalomani progetti di conquista planetaria. In definitiva, pertanto, un po’ meno interessante. Il cartone giapponese ha certo anch’esso caratteristiche peculiari, ma ho riscontrato, per la mia esperienza, molta più libertà nei contenuti e molta più sincerità nel presentare il male, che spesso anche nella realtà può essere attraente. Lo trovo quindi più vero e, per certi aspetti, perfino più educativo, nel senso che sostiene l’idea che non sempre il male lo riconosci subito e inequivocabilmente.
Il fumetto americano, come del resto anche il cinema di Hollywood, è fortemente “lombrosiano”. Il cattivone, in buona sostanza, ce l’ha sempre scritto in fronte. Invece certi efferati assassini del cartone giapponese sono belli come il sole. Non che tale approccio sia necessariamente lontano dal nostro, giacché anche le Scritture narrano che nel più vicino oriente, in quei famosi 40 giorni di meditazione nel deserto, il Cristo dovette opporsi a tre tentazioni demoniache decisamente intriganti.
Stefano: “Leggevi o leggi i fumetti? Che cosa in particolare?”
Come anticipato, i fumetti Marvel, e in particolare L’Uomo Ragno e I Fantastici 4. Purtroppo, prima delle più recenti versioni “ultimate”, decisamente interessanti anche nella grafica e nell’approccio cinematografico, quel repertorio perse, per quanto mi riguarda ogni interesse, dal momento in cui, per vari motivi, il tandem Stan Lee – John Romita per l’Uomo Ragno, e Stan lee – Jack Kyrby per i fantastici 4 vennero meno. Ma parliamo di quando avevo 14/15 anni, e altre passioni urgevano nella mia vita di adolescente di quegli anni, in primi la musica e la politica (per molti aspetti in quegli anni concomitanti).
Stefano: “C’e’ qualche cartone animato della tua infanzia o adolescenza che pensi abbia influenzato il tuo modo di doppiare?”
No, perché di cartoni ne arrivavano comunque pochi, per quanto riguarda il repertorio “eroi e supereroi”. E di animazione giapponese in Italia non si parlava ancora. Ho affrontato l’animazione da professionista, pertanto, potendo contare solo sui miei approfondimenti d’arte drammatica precedenti, oltre che ovviamente sull’esempio dei bravissimi colleghi che mi ritrovai a fianco. Per l’interpretazione di Pegasus fu fondamentale un’esperienza appena precedente, alla Radio Svizzera Italiana, che mi mise sulla lunghezza d’onda ideale per seguire le indicazioni di Enrico Carabelli.
Stefano: “Nella serie Batman The Animated Series hai doppiato uno dei nemici piu’ acerrimi dell’uomo pipistrello. Ci racconti qulacosa di quel periodo? Magari dalla tecnica che hai usato, a qualche particolare accaduto durante il doppiaggio?”
Ricordo molto poco dell’esperienza, perché doppiai quel personaggio in un solo episodio. Mi sono risentito recentemente, grazie a un allievo grande appassionato di Batman, e non è che la cosa mi abbia fatto impazzire. In certe sale di doppiaggio è più complicato usare la voce come l’ho usata per Pegasus (e per moltissimi altri personaggi meno noti), cioè alternando le cose più plateali a quelle più interiori. La qual cosa è di grande beneficio per i personaggi positivi, e addirittura indispensabile per quelli negativi. Laddove l’imperativo è sempre e comunque “stare su”, cioè emettere molto, non mi trovo affatto a mio agio, perché alla fine il risultato è più macchiettistico che altro.
Stefano: “Ti piace il personaggio di Batman? Perche’?”
Mah, da ragazzino il repertorio DC Comics non mi piaceva molto, perché gli eroi erano troppo tronfi e perfetti. Preferivo gli (anti)eroi Marvel, ai quali poteva capitare non solo la crisi esistenziale, ma addirittura, come all’Uomo Ragno in un episodio, di essere a terra per via dell’influenza. Cosa che può capitare a chiunque di noi. Probabilmente ora che Batman è approdato al cinema, c’è un filo di spazio in più per la dimensione interiore, quindi se fossi il ragazzino di allora potrei sicuramente seguirlo con soddisfazione.
Stefano: “Grazie per essere stato con noi e per la tua gentilezza”
Grazie a voi per le interessanti domande!