Abbandonati rapidamente i canoni strutturali più semplici delle trame avventurose e fantascientifiche, i primi anni ottanta sottolineano, nel mondo del fumetto di supereroi americano, una generale perdita di identità, frutto di una complessa ed inquietante crisi di valori che imperversa su tutto il Paese. Cosi, nella difficile ricostruzione ideologica, i comics, da sempre confinati dalla critica in un ghetto, rivalutano il loro ruolo culturale nel confronto con i duri temi della realtà di tutti i giorni, dimenticando per sempre il puro disimpegno delle origini. Batman, eroe metropolitano per definizione, combatte avversari molto diversi dalle patetiche figure caricaturali dei primi anni. I vicoli e le ombre della città di Gotham nascondono ora i veri mostri della cronaca: ladri, stupratori, assassini, alleati della notte più cupa, non più deterrente ad uso e consumo solo dell’Uomo Pipistrello. Una lenta ma continua evoluzione dei contenuti, libera sulle pagine a colori, il malessere dell’americano medio e l’eccessiva violenza della realtà. La droga, le bande giovanili, il razzismo, trasformano le strade in campi di battaglia. Lo stesso “The Dark Knight Returns” di Frank Miller, estremizzazione di una Gotham futuribile, assume gli angosciosi contorni del possibile nell’impietoso ritratto di una New York Cyberpunk poco distante, nei tempi di involuzione, dalla metropoli tipo del presente. Affrontare questa nuova dimensione sociale significa però, costruire e ripresentare la figura dell’eroe moderno, trasformando spesso il classico vincente in un comune essere umano che vive e soffre con il lettore, quasi che il suo potere, prima dono inestimabile del caso, diventasse una condanna senza redenzione. Sceneggiatori e artisti rivolgono così le loro attenzioni ad un fumetto-guida, che riesca a far partecipi í più giovani con problemi tangibili e non con la fantasia di mondi fantastici e lontani. In questa ottica le alte sfere dirigenziali che regolano il mondo delle nuvole di carta “Made in USA” inquadrano esperienze innovative come Live Aid, promossa dalla star rock irlandese Bob Geldof, che realizza con il brano “Do They Know It’s Christmas?” alla fine del 1984, la fusione ideale tra solidarietà e spettacolo, coinvolgendo grandi nomi della musica internazionale nella ricerca di fondi economici per il Terzo Mondo. La valida iniziativa, che proseguirà una corsa inarrestabile con altre similari come Band Aid, Usa for Africa, Sports Aid ecc., arriva idealmente ai personaggi del fumetto che raccolgono subito l’opportunità di interagire con i lettori a questo importante livello. Piccola nota per gli amanti della musica anni 80 e di Batman anni 60. Nik Kershaw il 5 novembre 1984 pubblica il singolo The Riddle (cantato anche durante il Live Aid). Nel video si vede chiaramente l’Enigmista e Kershaw ha affermato che il video è stato ispirato dal suo amore per l’espressionismo artistico postmoderno. Scusate il Bat-Inciso musicale, ma ci stava tutto ricordando quel periodo. Tornando alla DC, questa fu battuta sul tempo dalla rivale Marvel Comics che con l’albo Heroes for Hope (Eroi per la speranza, Dicembre 1985) finisce addirittura sulle pagine del Time, lascia a Jim Starlin e a Berni Wrighson la completa libertà di ideare e portare a termine un’avventura di 48 pagine, frutto della collaborazione di più di 120 artisti tra sceneggiatori, matitisti, inchiostratori, letteristi e coloristi, i cui incassi saranno devoluti per aiuti umanitari ai Paesi dell’Africa. La bella prova che ne deriva, Heroes Against Hunger (Eroi contro la fame, 1986) con copertina di Neal Adams e Dick Giordano, è in fondo il tentativo di sensibilizzare divertendo i giovanissimi, una lezione che, provenendo dal fumetto, è ancora più importante. La ricerca di un metodo per rendere produttivo il deserto africano è alla base della trama di questo speciale ma, né la coppia formata da Batman e Superman, né il loro inimmaginabile alleato, Lex Luthor, riusciranno nella titanica impresa. Lee Ann Layton, volontaria dei Corpi per la Pace, elemento umano della narrazione, racconta al trio deluso la storia di una terra sfruttata fino all’ estremo, danneggiata da culture intensive e fertilizzazioni eccessive, un luogo dove non basta più solo il miracolo della fantasia per porre rimedio ad anni di disastro ecologico. Il messaggio è chiaro: la responsabilità è di tutti. Un intero continente e i suoi abitanti dipendono da noi. Nelle lacrime della giovane, che osserva allontanarsi nel tramonto gli eroi sconfitti, c’è però la speranza che essi ritorneranno, portando con loro l’aiuto delle persone comuni. Vero manifesto dei, migliori artisti americani del periodo, l’albo è, pure nella prevedibilità del suo sviluppo, un piccolo capolavoro, esperimento riuscito di trasformare il disimpegno delle storie a fumetti classiche in qualche cosa di costruttivo, rispondendo a chi, da anni, liquida gli eroi di carta con la definizione “serie B”. La speranza continuerà per poco a sostenere gli eroi del Post-Crisis, specie Batman, la cui precisa locazione di vigilante lo precipiterà, suo malgrado, in situazioni senza sbocco. Crudo esempio del nuovo andamento, le impietose trame di Jim Starlin sfuggite alle maglie, col tempo più larghe, della censura, che inquadrano, in due avventure molto vicine nella programmazione seriale, la violenza contro la donna.

La prima, Elmore’s Lady (Batman n. 421, luglio 1988, disegnato da Dick Giordano), presenta senza abbellimenti adolescenziali la caccia del Cavaliere Oscuro a due serial Killers colpevoli di una decina di omicidi, liberati dalla legge per mancanza di prove, storia dura che sottolinea come la libertà di azione del nostro supereroe sia in realtà subordinata alle ferree regole che lui stesso si impone. Rimasto solo un assassino, che si è brutalmente liberato del complice, Starlin ci porta ad una soluzione inaspettata con l’estremo gesto di ribellione dell’ultima ragazza minacciata, in realtà cacciatrice anch’essa dei bruti che hanno ucciso la sorella, che colpisce a morte l’aggressore con un rasoio. Batman, ridotto al ruolo scomodo di osservatore, commenta la vicenda sostenendo come l’agire di propria iniziativa, al di fuori della legge, conduca all’anarchia ma, la sua stessa posizione di vigilante, priva pericolosamente la sua morale di significato. Tre numeri dopo, in The Diplomat’s Son (Batman n. 424, ottobre 1988, disegno di Doc Bright), Starlin rinnova drammaticamente questo tema, narrando le vicende tragiche di una giovane donna prima rapita, poi brutalmente violentata, dal figlio dell’Ambasciatore di Bogatago (Stato fantastico della geografia DC Comics), intoccabile per immunità diplomatica sul suolo degli Stati Uniti. Batman, con le mani legate dalla giustizia, fallirà nuovamente la sua missione, impotente di fronte al suicidio della ragazza, provocato dal suo stupratore, in questa avventura realistica e crudele che non sembra offrire a chi legge nessuna scappatoia ottimista. La vendetta di Robin (Jason Todd), che uccide (ma non è sicuro…) il colpevole che cade urlando da una terrazza, sostituendosi con rabbia alla giustizia, conferma ancora quanto siano diversi questi nuovi eroi dei fumetti e quanto sia cambiato lo scenario su cui si muovono. Gli anni novanta, evolvendo le impostazioni cupe e realistiche del Rinascimento Americano, assistono all’inesorabile calare delle tenebre su tutta la produzione DC. Batman, character di punta della Major, si trova immerso suo malgrado in avventure estreme, trame opprimenti e pessimiste che, dalla produzione seriale fino agli speciali più adulti, liberi dalle limitazioni del Comics Code, tracciano presto la via per la crudele saga di Knightfall, culmine di un rilancio del personaggio, per molti non necessario, successivo al grande evento pubblicitario della “Morte di Superman”, di cui la Casa delle Leggende cerca idealmente il “bis”. In questa atmosfera pesante, esce Batman-Seduction of the Gun (febbraio 1992), formale atto di accusa contro la colpevole reperibilità delle armi, specie negli ambienti frequentati da giovanissimi. Dedicato alla memoria di John Reisenbach (29 novembre 1956 – 31 luglio 1990), figlio di Sandy, collaboratore DC Comics, ucciso senza motivo apparente per strada, l’albo, scritto da John Ostrander e disegnato da Vince Giarrano, racconta del tentativo fallito di Batman di proteggere un informatore che può garantire l’arresto di una gang giovanile di trafficanti d’ armi. La storia, violentissima, mostrerà al lettore condizioni critiche già esistenti in molte delle scuole americane, dove il possesso incriminato di armi da fuoco regola gli stessi rapporti tra studenti.

Il terzo Robin, Timothy Jackson “Tim” Drake, infiltrato d’eccezione nell’ambiente scolastico dove si muove la giovane figlia dell’informatore, in pericolo di vita, non riuscirà ad evitare l’uccisione della ragazza e, parallelamente, di un suo nuovo amico, freddato senza pietà da uno dei bulli dell’istituto. Uno speciale dove la rabbia e l’impotenza di fronte ad una situazione ormai senza rimedio invitano ad una riflessione, un nuovo problema che, purtroppo, nemmeno il Dinamico Duo può risolvere. “Seduction of the Gun” è inoltre un vero e proprio studio sul nuovo slang metropolitano usato nelle scuole dagli studenti, un altro modo per penetrare, con le possibilità fantastiche del fumetto, nella realtà che ci circonda. Gli incassi del numero saranno interamente devoluti alla Fondazione John A. Reinsenbach per il controllo delle armi nelle attività scolastiche, problema che vede, per fortuna, gli studenti italiani ancora distanti dai livelli di guardia. Ovvia conclusione di questa breve, drammatica, panoramica sul difficile mestiere di supereroe nell’attualità del nuovo fumetto USA, il costoso Hard-Cover Night Cries (La notte Piange, 1992), scritto da Archie Goodwin e disegnato dal bravissimo Scott Hampton, storia tragica sullo scottante tema dell’abuso sui minori. Inserita come sequenza temporale nei primi anni di vita del Cavaliere Oscuro, La Notte Piange mantiene le caratteristiche base di Seduction of the Gun, situazioni senza uscita con all’origine un pessimismo imperante legato alla cronaca vera dei nostri giorni. Tra le varie vicende che si incrociano durante la narrazione, il dramma di James Gordon che, a causa del pesante carico nervoso che è chiamato a sostenere come poliziotto, distrugge lentamente la pace familiare, aumentando la frattura con la moglie Barbara, aperta in Year One, fino alla separazione. Batman, ancora osservatore impotente degli eventi, dovrà cercare uno spietato assassino che uccide i colpevoli di violenza su bambini, ripagandoli con la stessa moneta. La conclusione, durissima, non fa che aumentare l’inquietudine del lettore e, nelle ultime parole dell’assassino, insospettabile, al suo antagonista incappucciato, la tremenda realtà di una situazione completamente estranea al fumetto e alle sue visioni positive: ” i lamenti stanno ritornando. Questo Paese ha oltre due milioni di casi di abuso di minore, più di duemila morti. Troppi lamenti. Io non posso più ascoltarli. Qualcun altro deve ascoltarli. Io non posso…” Così, nella figura dell’Uomo Pipistrello che vola inutilmente nel tentativo di fermare l’arma che l’Uomo si punta alla tempia, tutta la rabbia e l’impotenza di una generazione circondata da benessere e contraddizioni enormi, un reale che non ammette, nemmeno dall’immaginario a fumetti, la consolazione di un lieto fine. Nell’ultima, stupenda, tavola di questo deciso atto d’accusa, Batman grida tutta la sua rabbia alla notte ma la cupa Gotham, città dalle mille valenze, indifferente, non risponde.