DC Exhibition: Dawn of Super-Heroes di Dan Cutali

O2 Arena di Londra, nella periferia est. Anzi, molto oltre il famigerato East End ormai da anni rivalutato in maniera grandiosa. Sulla Greenwich Peninsula, dove il Tamigi fa un gomito stretto e crea una profonda insenatura verso nord, sorge questa enorme cupola chiamata anche Millennium Dome, perché finita di costruire nel 1999 in occasione dell’arrivo del Terzo Millennio. Facile da raggiungere con la famosa underground londinese: Jubilee Line e si scende alla fermata di North Greenwich, il dome è proprio lì di fronte. L’O2 è un luogo che ospita eventi sportivi di grande rilievo e i concerti delle band rock più famose del mondo. Uno tra tutti? La famosissima reunion dei Led Zeppelin del 2007 i cui biglietti andarono sold out in brevissimo tempo.

La galleria di locali che circonda l’area all’interno del dome viene utilizzata anche per l’allestimento di varie mostre. È la volta della DC Exhibition: Dawn of Super-Heroes, inaugurata il 22 febbraio e che dura fino al 9 settembre, nata dalla collaborazione tra Warner Bros e DC Entertainment con le associazioni che gestiscono gli eventi all’O2 Arena, CID Exhibition e Art Ludique Le Musée. Allestita in occasione della celebrazione dell’ottantesimo anniversario della nascita dell’icona Superman, la mostra ripercorre la storia editoriale della DC Comics partendo da quella fatidica data in copertina, giugno 1938, in cui apparve la grande “S” sul numero 1 di Action Comics (proprio in questo periodo è stato pubblicato il numero 1000) ponendo soprattutto l’accento sulle rappresentazioni cinematografiche dei World’s Finest.

L’ingresso alla mostra non poteva essere spettacolo migliore. Subito fuori, nell’atrio in cima a una rampa di scale mobili, l’accoglienza è assegnata alle gigantografie della Trinità DC, quella cinematografica attuale: Superman/Henry Cavill, Batman/Ben Affleck e Wonder Woman/Gal Gadot. Per forza di cose, vista la recente presenza al botteghino di Justice League che funge da richiamo per la mostra. Poco più a sinistra LA gigantografia per eccellenza, ovvero il pantheon DC Comics disegnato da Alex Ross in caduta libera verso la Terra e di fianco, poco prima  della vera e propria porta d’ingresso, lo stemma tondo del logo DC in bella vista, anch’esso gigante. Tuffo al cuore. Se tanto mi dà tanto, cosa mi aspetta all’interno?

Lo shop del merchandising DC, mi aspetta all’interno. C’è subito lo shop, sì, il quale però a rigor di logica andrebbe spulciato nei dettagli dopo aver visitato la mostra. Probabilmente è stato posizionato così per motivi di allocazione degli spazi espositivi. Senza dare ascolto alle vibrazioni che mi arrivano dal portafoglio e buttando solo uno sguardo veloce, scaccio il demone dell’acquisto compulsivo da fan e proseguo dentro i locali dell’Exhibition. Andando subito a cozzare contro la Storia. Le copertine e le prime pagine di alcuni numeri degli Anni Quaranta di Detective Comics e Action Comics. Le matite di Bob Kane, Wayne Boring, Joe Shuster. Immortali. Epiche nella loro semplicità del periodo. Cariche di epos e sospensione dell’incredulità.

Con il cuore ridotto a un lumicino per l’emozione, proseguo: i costumi di scena originali della cinematografia targata Warner/DC a cominciare da quelli di Big Blue. Si passa dall’uniforme di Brandon Routh in Superman Returns (2006) a quella di Henry Cavill in Man of Steel (2013), ovviamente con un un focus sul costume utilizzato per l’interpretazione dell’indimenticabile Christopher Reeve di Superman: The Movie (1978). E l’occhio si sofferma per parecchi minuti sulle stampe in bianco e nero di svariati numeri delle testate storiche Action Comics, Superboy (pubblicato in Italia, insieme a Superman, Batman e Flash, a inizio Anni Settanta dalla Williams Inteuropa di Ferruccio Alessandri), Supergirl, Superman. È un incredibile viaggio nel tempo.

Il settore dedicato al Cavaliere Oscuro non è da meno, ovviamente. Il personaggio è di maggior richiamo e in mezzo al florilegio di copertine, stampe e sketch d’epoca di Detective Comics, Batman, ci sono anche le testate più recenti come Shadow of the Bat e Legends of the Dark Knight di inizio Anni Novanta, che la DC Comics iniziò a pubblicare quando sul silver screen imperversava il Batman di Tim Burton e Michael Keaton. A proposito di quest’ultimo, ecco i costumi di scena originali di Keaton, appunto, e della sensuale Catwoman di Michelle Pfeiffer, sdraiata in posizione sexy-felina in una teca orizzontale. Il Pinguino di Danny De Vito, il Joker di Jack Nicholson, e anche i costumi dei sequel di Joel Schumacher, quelli dimenticabili, sì, interpretati da Val Kilmer, George Clooney, Arnold Schwarzenegger, Jim Carrey, Tommy Lee-Jones e contornati da Alicia Silverstone e Chris O’Donnell.

Copertine di annate commoventi come quelle degli Anni Settanta, ovvero i cicli di Dennis O’Neil e Neal Adams che qui in Italia furono pubblicati all’epoca sempre dalla Williams. Ce n’è per tutti i gusti e tutti i fan. Fino ad arrivare al periodo delle pellicole di Zack Snyder, completate da alcune immagini di quello che è il capolavoro assoluto riguardante Batman: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller. Un colpo allo stomaco per la loro bellezza.

La Trinità è completata da tutto ciò che riguarda Wonder Woman. Quella del passato fumettistico e televisivo, infatti fanno bella mostra di sé i costumi originali indossati nel 1976 da Lynda Carter, la Miss Universo di quel periodo che fece innamorare stuoli di ragazzini che fissavano le sue movenze sul piccolo schermo. E poi, sbam! La bellezza statuaria dell’Amazzone interpretata da Gal Gadot. I costumi di scena che abbiamo visto in Batman v Superman: Dawn of Justice (a cui è ispirato il nome della mostra), il suo film a solo Wonder Woman, e l’ultimo Justice League.

Ma la mostra non è dedicata soltanto alle tre icone principali della DC Comics. Come detto all’inizio, è presente tutto il suo pantheon super-eroico. Soprattutto quello prezioso che ha costituito la storia fumettistica della casa editrice americana. Star Comics, sulla quale venne presentato lo Spettro, Hawkman, varie stampe a colori dedicate alla famosissima run di Green Lantern-Green Arrow gestita dal dinamico duo O’Neil-Adams, che fece la storia del fumetto americano approcciando per primo temi sociali e ambientalistici. I New Teen Titans di Marv Wolfman e George Peréz, che rivoluzionano il gruppo di “spalle” capitanato da Robin/Dick Grayson (il quale di lì a poco diventa Nightwing). Ci sono tutti, più o meno, o quasi.

Vari schermi televisivi completano la mostra, sui quali girano in loop interviste ai grandi boss della DC: Dan DiDio, Geoff Johns e Jim Lee. E… i cartoni animati di Superman diretti da David Fleischer, direttamente dagli Anni Quaranta! E ancora, stampe che richiamano la Golden e la Silver Age e più moderne, disegnate proprio dal riconoscibilissimo e cinematico Jim Lee. Insomma, sarei rimasto lì dentro per ore ma in un’ora e qualcosa si visita e si ammira tutto. Mi aspetta lo… shop!

T-shirt di tutti i personaggi, vari libri, fumetti e guide, una statua a grandezza naturale della Wonder Woman di Gal Gadot. Selfabile, ovvio. Gadgettistica infinita, questo è il negozio della DC Exhibition, che può fare la felciità di qualsiasi fan. Per quanto riguarda il sottoscritto, il portafoglio e le mani hanno vibrato ma mi sono limitato ai due volumi The DC Comics Encyclopedia e DC Comics Year by Year: A Visual Chronicle aggiornato al 2018. Di quest’ultima, nel 2011 ne uscì in Italia anche una versione Panini Comics, ma è rimasta aggiornata a quell’anno lì e non venne mai più  pubblicata in seguito con i dovuti upgrade.

Insomma, se vi capita di passare dalla capitale britannica e siete appassionati di fumetti DC Comics (qui potete trovare altri consigli), fino al 9 settembre non fatevi sfuggire questa bellissima mostra, il cui biglietto non è nemmeno esoso per gli standard inglesi: 22 sterline. Lo si può fare sia in loco, che prenotare on-line sull’apposito sito internet. Basta digitare DC Exhibition: Dawn of Super-Heroes.

Per coloro che desiderano vedere di più abbiamo creato un breve filmato con le fotografie scattate da Dan Cuali.

LONDRA E BATMAN: CONSIGLI DI VIAGGIO

Quando Stefano mi ha chiesto se avevo voglia di raccontarvi le mie esperienze da nerd amante dei fumetti in trasferta a Londra, io e la mia musa ci siamo scambiante uno sguardo imbarazzato.
Perché? Perché avevo l’impressione che nei miei viaggi l’ansia di vedere i monumenti più celebri avesse preso il sopravvento sulla mia passione per Batman.
Cambio di rotta (tanto Stefano è abituato alla mia inaffidabilità): ho realizzato che mi sarebbe piaciuto mettere insieme qualche dritta, qualche spunto per chi vuole combinare il suo amore per Londra con quello per il cavaliere oscuro. Qui sotto troverete una serie di indicazioni e di curiosità che dedico a tutti agli amanti del crociato incappucciato che stanno organizzando o che sognano una vacanza nella capitale inglese.

FUMETTERIE
Ve ne consiglio due, perché le ho potute testare di persona.
La prima è Gosh Comics, al numero uno di Berwick Street: basta guardare la sua insegna, il glorioso bat-segnale, per sentirsi a casa. Ha diversi scaffali targati DC: qui ho scovato la mia copia di Going Sane. Vi consiglio di dare un’occhiata al suo sito ufficiale, per essere informati sulle ultime novità e su eventi particolari: per esempio, il 5 maggio, c’è in programma il Free Comic Book Day 2018. Niente male, vero?
La seconda è un vero e proprio tempio dello shopping per nerd: il Forbidden Planet London Megastore (179, Shaftesbury Ave). Mi sarei portata via metà dell’assortimento, ma mi sono accontentata di: una tanto figa quanto scomoda tracolla, una statuina di Batman (che purtroppo è stata vittima di un inglorioso incidente) e le edizioni inglesi di Year One e The Long Hallowen.
Prendetevi tutto il tempo necessario per esplorarlo in lungo e in largo.


(ALCUNE) AVVENTURE LONDINESI DI BATMAN
In Lupo mannaro di James Robinson e John Watkiss (Le leggende di Batman, 14, Planeta De Agostini) il cavaliere oscuro si trasferisce a Londra per indagare su un caso avvolto da una fitta
coltre di nebbia. È l’occasione perfetta per famigliarizzare con la malavita locale, investigare a Clerkenwell, vedere la chic Belgravia e incontrare una strana setta a Wandsworth Common.
Un certo scrittore scozzese ha fatto visitare al nostro eroe le segrete della Torre di Londra in The Blackest Knight (Batman and Robin #8, di Grant Morrison, Cameron Stewart, DC Comics). Sul sito della BBC potete vedere alcune tavole che ritraggono il pipistrello in azione nella City. P.s. Bruce Wayne ha incontrato suo figlio Damian proprio nella capitale inglese in Batman & Son
(Grandi Opere DC – Batman Di Grant Morrison 01: Batman e figlio, Lion).


Batman/Joker: Switch (Grandi Opere DC, di Devyn Grayson, Ann Nocenti, John Bolton Lion): il pagliaccio del crimine si è risvegliato a Londra… senza il suo sorriso! In questo volume, il crociato incappucciato si ritrova alle prese con un’avventura decisamente bizzarra e grottesca.
Gotham by Gaslight (Grandi Opere DC, di Brian Augustyn, Dan Raspler, Steve Purcell, Mike Mignola, Kevin Nolan, Lion): l’elseworld, da cui è stato di recente tratto un lungometraggio animato, in cui Gotham incontra l’East End di Jack lo Squartatore.
Londinium: l’episodio in tre parti della serie TV Batman ambientato nella Swinging London. In queste puntate, vengono parodiati diversi aspetti della City. Per esempio, i nomi di alcuni dei suoi luoghi iconici vengono storpiati: Carnaby Street diventa Barnaby Street, mentre Buckingham Palace diventa Chuckingham Palace.
UN POSSIBILE ANTENATO LONDINESE
In realtà, la questione è alquanto incerta, però devo ammettere che l’idea che il nostro pipistrello abbia un “bisavolo” inglese è affascinante. NellìInghilterra vittoriana, i lettori in cerca di brividi, si dilettavano con i Penny Dreadful, delle specie di storie del mistero a puntate. Tra i personaggi più popolari di queste pubblicazioni c’era un certo Spring-Heeled Jack (Jack dai tacchi a molla) una specie di supereroe, dai nobili natali, che indossava un costume dall’aspetto “demoniaco” per spaventare i suoi avversari.
I SET DEI FILM
Nel 2008, avevo capito tre cose di Bedford: i cigni del suo ameno parco avevano istinti da serial killer; pioveva ogni singolo giorno; il campus, in cui avrei dovuto trascorrere due settimane, era abitato da bizzarri individui. La quarta scoperta è stata la più importante: nella via principale, c’era una fumetteria con all’ingresso una statua di Batman a grandezza naturale. Solo anni dopo, avrei realizzato che, a pochi chilometri a sud di quella cittadina del Bedforshire, si trovano gli hangar di Cardington in cui è stata ricostruita una parte della Gotham di Nolan.
Allo stesso modo, ho scoperto solo con colpevole ritardo che diverse scene della trilogia e del film del 1989 erano state girate a Londra. Non fate come me: leggete gli articoli che Batman Crime
Solver ha dedicato alle location di questi film, così eviterete di pentirvi al pensiero di esservele lasciati sfuggire Batman 1989, Begins, Dark Knight Rises.

DUE VIE
Nella capitale esiste una strada che si chiama Batman. In realtà, non ha niente a che fare con il protettore di Gotham, ma viene comunque voglia di scattare una foto alla targa.
La seconda via da tenere d’occhio è Shoreditch Street: qui diversi street artist hanno realizzato opere dedicate al cavaliere oscuro. Però, questo museo a cielo aperto è in continua evoluzione: non
si può sapere per quanto tempo il Joker creato da Syd e l’ultima animazione a tema DC saranno visibili. Tenete d’occhio il sito ufficiale della strada, per sapere cosa stanno preparando i suoi artisti!
LA MOSTRA DA NON PERDERE
La DC Exibition alla North Greenwitch arena, visitabile sino al nove settembre.

WE WANT YOU!
Avete altri consigli per rendere una gita a Londra indimenticabile per ogni fan di Batman?

Redatto da:  Benny a.k.a.  seguite anche il suo blog cliccando qui Benny a.k.a. Unreliablehero

Batman: Going Sane

Dopo aver scelto di interpretare un ruolo da protagonista nell’oscuro palcoscenico di Gotham, è possibile abbandonare la recita? Si ci può spogliare della propria armatura, stuccarsi e togliersi la maschera per concedersi il lusso di “diventare umani”?

Redatto da:  Benny a.k.a.  seguite anche il suo blog cliccando qui Benny a.k.a. Unreliablehero

In Going Sane* Batman e Joker si trovano davanti a questi interrogativi. Ne derivano due viaggi paralleli, due percorsi verso una guarigione, un risanamento mentale e spirituale. Due strade che sono destinate a prendere direzioni opposte dopo l’ennesimo fatale incontro. Questo perché, come ci ha insegnato The Killing Joke, il Cavaliere Oscuro può aggrappasi a un debole fascio di luce per sfuggire all’abisso, mentre il pagliaccio del crimine è sempre destinato a rimanere ad Arkham, tra le sue carte e i suoi trucchi di scena.

 

Il primo atto di questo dramma si apre all’insegna dell’eterna lotta tra caos e ordine. Il Joker ha colpito al cuore una delle poche oasi di tranquillità della metropoli, seminando panico e distruzione. L’arlecchino ha esposto crudelmente la fragilità di una pretesa di “normalità”, di innocenza in una città così corrotta. Poco dopo il suo attacco, alcuni residenti decidono di saccheggiare dei negozi rimasti incustoditi, ma Batman li ferma: se commettessero un crimine, regalerebbero un’ulteriore vittoria al Joker. Come ne Il cavaliere Oscuro di Nolan, i due avversari si trovano a combattere per l’anima di Gotham, sfidandosi sulla sottile linea che divide il bene dal male.

Batamn – Il Cavaliere Oscuro

Questa volta, però, l’eterna battaglia tra il bianco e il nero è destinata a subire una svolta inaspettata: Batman sembra cadere vittima di un’esplosiva trappola mortale. Dopo aver “ucciso” l’eroe cosa resta da fare alla sua nemesi? Joker, come Megamind, si trova alle prese con questo dilemma e con l’inevitabile crisi esistenziale che deriva dalla consapevolezza di aver appena perso la propria raison d’être:

Ci sono riuscito, ma cosa ho fatto esattamente? So che devi colpire il pubblico, ma dopo che sono morti… sei bloccato. Se non c’è nessuno là nell’oscurità per cui recitare… qual è lo scopo? Se non c’è un Batman da far impazzire, allora che senso ha essere pazzo?

 

 

Entriamo così nel vivo del secondo atto. Ora che non sente più il bisogno di “esibirsi”il criminale può diventare di nuovo umano e credere nel sogno americano che ha sempre negato, nella tranquilla serenità delle illustrazioni di Rockwell e delle vecchie commedie. Joker si lascia alle spalle la follia, la sua vecchia identità, l’aspetto da clown e il crimine. Assume il nuovo “ruolo” di Joseph Kerr e incontra Rebecca, una delle donne che svolgono un ruolo chiave in Going Sane. Inizia così una parentesi romantica dove nuvolette rosa, stridono con i ricordi che lottano per riaffiorare, con immagini di pipistrelli e di demoni che sorridono: l’affabile e innamorato Joseph rischia di diventare di nuovo un mostro.

Sketch di Luca Maresca dedicato alla nuova immagine del Joker.

Nel terzo atto scopriamo finalmente cos’è successo al Cavaliere Oscuro. Anche lui ha incontrato una donna, la dottoressa Lynn Eagles, che gli ha permesso di mettersi a nudo, di togliersi la maschera. Lynn non guarisce solo le sue ferite fisiche, ma anche quelle spirituali: lo aiuta a riscoprire la parte di sé che ha sepolto dopo la morte dei suoi genitori, gli concede una parentesi di pace e gli ricorda il senso della sua missione. Questa donna, come lui, è stata vittima della violenza di Gotham, ma è sopravvissuta e si è dedicata agli altri. Grazie a lei, Bruce, che sentiva di stare per trasformarsi in un demone, di stare rischiando di cedere alle tenebre, si riappropria del suo ruolo di angelo custode, di protettore degli indifesi.

Purtroppo, c’è sempre un prezzo da pagare per ritornare sul palcoscenico: si deve tornare a indossare il costume e sacrificare la propria umanità. Inoltre, per un crudele contrappasso, se uno degli attori principali torna alla ribalta anche il suo antagonista deve seguirlo. Come in Batman #52, anche in Going Sane i due storici avversarsi, anche quando sembrano avere l’opportunità di lasciare il loro ruolo, non possono sottrarsi al loro destino. Una danza macabra in cui l’uno non può vedere chiaramente l’altro, capirlo, nemmeno quando i due poli opposti si avvicinano. Le tenebre sono sempre lì in agguato e le acque torbide sono sempre destinate a reclamare Joker che non può, non vuole credere, nel tenue raggio di luce che salva Batman. Una volta attraversata la linea, non c’è più ritorno: non si può sfuggire alla propria maschera.

*Batman: Going Sane, testi di J.M. Dematteis e disegni di Joe Staton, Paperback, DC Comics, 2008. (Ho tradotto liberamente il testo della mia edizione, comprata durante un viaggio a Londra: non ho potuto resistere al richiamo di una fumetteria che aveva per insegna il Bat-segnale). Edizione italiana: Le leggende di Batman 25,Play Press (Ed. Originale: Legends of the Dark Knight #66-#68)

Batman TAS 25th anniversary di Antonio Sepe

Un racconto di Antonio Sepe, dottore in sociologia, autore per la casa editoriale di fumetti Noise Press e l’Associazione Lettori Torresi ALT!

Il logo del 25° Anniversario di Batman TAS disegnato da Mattia Cattellani e colorato da Emma Calabrese.

La Batmobile

Avete mai desiderato qualcosa a tal punto da non riuscire a dormire la notte? Beh, io sì.

Questa è la storia, più o meno romanzata, di come un sogno si è realizzato… con qualche anno di ritardo.

Era il 1993, la vigilia di Natale. Me lo ricordo benissimo quel giorno. Si battezzava mia sorella. Ma più di ogni altra cosa ricordo la trepidante attesa di quel Natale. Più di ogni altro anno, quell’anno, c’era un motivo in più per aspettare l’omone vestito di rosso. Piccolo passo indietro: l’anno prima da quelle menti geniali di Bruce Timm e Eric Radomski salta fuori uno dei Batman più belli della storia. Creano una serie, Batman The Animeted Series (che solo con la maturità scoprirò essere il capolavoro che questa anno compie 25 anni). Questa piccola digressione mi serve per spiegarvi che la serie, arrivata da noi l’anno dopo, ha scatenato una follia compulsiva tra i bambini di allora. Non solo per le storie del cartoon, ma per il merchandising connesso ad essa. La Kenner, (in Italia ci sono arrivate grazie a mamma Giochi Preziosi) ricreò esattamente tutti gli stessi personaggi e veicoli visti nella serie (ad eccezione di Gordon… ma perchè Gordon giocattolo non lo fanno mai!?).

Io ricordo benissimo, gli spot, i negozi invasi dai personaggi, gli scaffali vuoti o pieni solo di personaggi secondari (oh nessuno e dico nessuno che comprasse il Cappellaio Matto!!!).

C’erano mille versioni del costume del Cavaliere Oscuro, cambiavano le attrezzature, le ali, i mantelli… quello che non cambiava mai era la sua maschera: occhi bianchi, con orecchie da pipistrello a punta e un mezzo sorriso che spuntava dal mascellone. Insomma, la perfetta riproduzione di tutto quello che si vedeva in Tv.

Ora, se siete stati bambini anche voi in quel periodo questa storia vi sembrerà familiare… quello che non potete sapere però è la mia personale storia con l’oggetto del desiderio di ogni singolo pargolo che guardava i cartoni di Batman: LA BATMOBILE.

La Batmobile disegnata da Vincenzo Viska Federici

Più di una semplice auto, più di un semplice giocattolo o pezzo di plastica. La batmobile della serie animata di Timm e Radomski era qualcosa che ancora oggi non si riesce a spiegare. Per design (parola che a 8 anni non conoscevo e che ancora oggi davanti a certe cose ancora non oso pronunciare) forma, colore, dimensioni, quella Batmobile era il punto di arrivo dei desideri di ogni bambino del 1993. Io non facevo eccezione.

Per i mesi che precedevano il Natale di quell’anno feci il bravo bambino, tanto da meritarmi l’appellativo di angelo. Ero buonissimo, aiutavo mia madre, facevo i compiti e andavo a letto presto… speravo che Babbo Natale mi stesse guardando. Era un piano diabolico, lo so. Ma dovevo rischiare, avrei fatto di tutto per la Batmobile.

Come un novello Faust stavo vendendo la mia anima al diavolo in cambio di un pezzo di plastica… ma che pezzo di plastica: lunga quasi 30 cm, spuntoni nelle ruote e meraviglia delle meraviglie l’ abitacolo si trasformava in un batwing per le missioni cittadine. Ci trovavamo davanti alla perfezione.

Ad una settimana prima di Natale ero pronto a scrivere la mia letterina. Pochi fronzoli, il messaggio era chiaro e conciso:

“Caro Babbo Natale, visto che quest anno sono stato un bravo bambino, potresti portarmi la batmobile del cartone di Batman?”. Mi ricordo ancora ogni singola parola, ogni singolo punto e la sensazioni di felicità nel poter esprimere finalmente il mio desiderio dopo mesi e mesi di duro lavoro a fingere di essere un bravo bambino.

Dovevo solo aspettare.

Una piccola parte della collezione dedicata alla serie animata di Batman di Antonio Sepe

Ritorniamo alla notte della Vigilia del ’93. Prima di andare in chiesa per il battesimo e la messa di Natale diedi un rapido sguardo sotto l’albero… vuoto! Ancora nulla, il Rosso Grassone non si era ancora palesato… potevo aspettare… tutto per la Batmobile.

Attesi sveglio tutta la notte. Biscotti e latte caldo preparati e mi misi nel letto, ma non riuscì mai a dormire.

Arrivò il mattino, il primo raggio di sole spuntò dalla finestra, con uno scatto arrivai all’albero alla ricerca del pacco che potesse contenere l’oggetto del mio desiderio.

Ma non c’era nulla di abbastanza grande… Che Babbo Natale avesse nascosto il pacco in un posto diverso. Cercai, in ogni singolo posto di casa, persino sul pianerottolo… non c’era nulla.

Un solo pacchetto per me sotto l’albero. Troppo piccolo per le dimensioni dell’auto di Batman, troppo grande per un buono regalo che mi dicesse di andare a ritirarla da qualche parte.

La Batmobile non c’era. Allora aprii il pacchetto con il mio nome. Le immagini che vi racconterò da ora in poi sono altamente drammatiche e hanno lasciato traumi in me.

In quel pacco c’era una riproduzione cinese di una moto di Batman. Palesemente tarocca. Persino il Batman che che la portava era palesemente cinese…e credetemi nel ’93 i cinesi non erano bravi come adesso.

Un incubo… non solo non c’era la Batmobile in quel pacco, ma quella moto era la cosa più lontana dalle mie richieste o aspettative.

Torniamo rapidamente ai giorni nostri.

Tutto quello che vi ho raccontato ha avuto grosse conseguenze sulla mia psiche. Da allora infatti ho smesso di credere in babbo Natale, non sono più andato in chiesa a Natale e soprattutto adesso sono diventato un collezionista compulsivo di oggetti della serie animata di Batman. Eh sí, da quel giorno di Natale infatti mi sono ripromesso una cosa:

La Batmobile l’avrei comprata da solo, a costo di accumulare paghette fino ai 90 anni.

La Batmobile è arrivata, 5 anni fa più o meno. Era ancora bellissima come la ricordavo e fu uno dei primi pezzi che esposi con orgoglio.

Non so cosa ne sarà di quel giocattolo quando io deciderò di passare la mia collezione ai miei figli o ai nipoti…

Posso dirvi che conosco una persona che la sua Batmobile l’ha donata alla sua nipotina, che con timore reverenziale la guarda ci gioca e poi la ripone al suo posto. Se ne prende cura, come il bambino che ci ha giocato qualche anno prima.

Per il compleanno della serie di Batman ho voluto raccontare da dove nasce la mia folle collezione… ho voluto raccontarvi di come un supereroe, le sue storie e la sua Batmobile hanno cambiato la vita di milioni di bambini e come, soprattutto, hanno cambiato la mia.

Antonio Sepe

Classe ’85, dottore in SociologiaAntonio Sepe nasce, cresce e pasce nella caotica provincia di Napoli. Divoratore di letteratura e cultura sotto forma di fumetti, libri e film, già dalla più tenera età dimostra un attaccamento viscerale per la la cultura pop – vintage ed il favoloso decennio ’80/’90. Si laurea con una tesi sul cinema e i videogiochi dal titolo “Schermi paralleli: Ri-mediazione e contaminazione tra cinema e videogiochi”. Approda al mondo del fumetto come co-ideatore del progetto “Timed” per Shockdom e per Noise Press viene insignito del titolo di editor per un progetto ancora top-secret.  Uno dei suoi racconti, Stagioni, viene inserito nella raccolta L’Altalena, pubblicata a luglio del 2017 dall’associazione ALT! Di giorno si distrae dalla sua attività principale – scrivere – lavorando per un’azienda farmaceutica: di notte, come tutti i supereroi, si traveste per combattere il crimine sulle pagine bianche della propria fantasia.

Caro Batman…di Dan Cutali

Batman Crime Solver, si onora di avere tra le partecipazioni più importanti, oltre che tantissimi disegnatori professionisti e non, anche diversi giornalisti e scrittori. Oggi è la volta di Daniele Cutali in arte Dan Cutali, il quale per noi ha già realizzato una recensione sul film Batman v Superman: Dawn of JusticeSuicide Squad (riferimenti e citazioni) , delle bellissime riflessioni sul film Wonder Woman e un bel pezzo sulla distruzione e al rimodellamento dei miti DC Comics Cio’ che forse ancora non sapete è che Daniele, non è un semplice fan della DC Comics, ma è uno scrittore che a tutt’oggi ha al suo attivo già 3 libri e un quarto in lavorazione.

Dan ha pensato di scrivere una lettera a Batman anticipando di un giorno la celebrazione del BDay. Così, travolto dall’entusiasmo, ma anche sopraffatto dalla rabbia che ancora provava dentro di se per l’attentato di Nizza ha redatto questa lettera che state per leggere. Si tratta del punto di vista di un bambino che passeggia con i genitori sulla Promenade des Anglais e che ben presto morirà.

Nizza, 14 Luglio 2016.

Caro Batman,

ti scrivo mentre sto passeggiando sulla Promenade des Anglais, come centinaia di altre persone su questa lingua di asfalto che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Sono le 22:20 e siamo tutti in attesa dei fuochi d’artificio serali che concluderanno questa calda giornata. I festeggiamenti sono per la celebrazione della Presa della Bastiglia, festa nazionale in Francia. Nonostante l’atmosfera celebrativa, c’è però qualcosa di pesante che aleggia nell’aria e ho un brutto presentimento in questi giorni. Sono accadute tante cose brutte nel recente passato, in occasione di vari affollamenti. Come vorrei che fossi qui, a sorvegliare la situazione dai tetti degli edifici, degli alberghi, dell’Ospedale Pediatrico Lenval. Come vorrei che tu non vivessi soltanto nella mia fantasia di ragazzino: mi sentirei più sicuro. Ho lasciato i tuoi fumetti in albergo dove i miei genitori hanno preso una camera per passare una settimana di vacanza e il mio pensiero corre a quegli albetti. Se fossi qui ed esistessi davvero, il mondo sarebbe diverso. Di sicuro. Forse non meno pericoloso ma un pelino più sicuro, grazie alla tua vigilanza continua.

La gente continua a passeggiare pasteggiando con un gelato o mangiando con gusto patatine, waffle e altre leccornie. Chissà quali segreti si nascondono nelle strade più in là. Delinquenti che spacciano droga o armi non denunciate. Soltanto tu potresti indagare con coraggio, intervenire e smantellare i loro loschi traffici. Il porto di Nizza è un crogiolo di personaggi cattivi, si sa. Se soltanto fossi qui per davvero e non nelle pagine dei miei fumetti a combattere con super-criminali folli dal sorriso facile e pericoloso. Come, ad esempio, sono sicuro che indagheresti su quegli strani individui che parlottano tra loro attorno a quel grosso camion bianco, parcheggiato all’angolo di Avenue de Fabron, un vicolo piuttosto buio. Ma forse, appunto, ho letto troppi fumetti e vedo criminali dappertutto. La musica di una band arriva molto forte, in fondo alla Promenade. È meglio non pensarci e godersi i fuochi artificiali che cominceranno fra poco. Sono le 22.30, mi proteggerai un’altra volta dall’alto dei tetti. Domani invece mi godrò in TV le repliche della tua bellissima serie animata.

Un abbraccio da un tuo caro lettore e fan.

Se vi è piaciuta la sua lettera, vi anticipo che Daniele ha scritto un intero fumetto per omaggiare uno dei personaggi DC Comics più particolari, ma non desidero svelarvi al momento altro, perché si tratta ancora di un working progress. Ciò che mi fa piacere anticiparvi, sono anche i nomi del disegnatore Michael Formica e del colorista Francesco Grieco. Il fumetto, realizzato non a scopo di lucro, verrà distribuito in formato pdf, tramite il nostro blog.

Wonder Woman, il film – Riflessione

di Dan Cutali

Il film dedicato a Wonder Woman ha già raccolto incassi stellari come quelle disegnate sui suoi short. Eppure questa Principessa Diana di Themyscira cinematogafica non ha pantaloncini stellati o altro nella sua uniforme che ci ricordino le stars and stripes della bandiera degli USA. Non è neanche un pallido ricordo della Wonder Woman televisiva interpretata da Lynda Carter nel 1976 e di cui tutti gli adolescenti dell’epoca s’innamorarono. In effetti, era anche lei un simbolo che rappresentava gli Stati Uniti d’America e i suoi ideali di libertà e democrazia (e potenza bellica), alla pari di Superman. In epoca pre-Crisis, quando tutto era più innocente e gli eroi erano senza macchia e senza paura, non avrebbe potuto essere altrimenti in casa DC Comics. Soltanto dopo quello spartiacque, l’arrivo delle sceneggiature di Alan Moore in suolo americano e la discesa di tutta la new wave di autori britannici, avremmo cominciato a considerare sia Superman che Wonder Woman di quel periodo un po’ stucchevoli e infantili. Nel caso della Principessa Amazzone, con il passare degli anni e con i gusti dei lettori diventati più smaliziati, l’ideale dell’icona americana è andato sbiadendosi sempre più fin quasi a scomparire.

Questo film è la celebrazione della non-americanità di Diana, di Themyscira appunto. Viene chiamata Wonder Woman dai media americani, come al solito sono loro che danno il nickname – come diremmo oggi – ai super-eroi, per darle ugualmente un senso di appartenenza statunitense. È anche la celebrazione dell’origine divina di Diana e della perdita dell’innocenza nel più classico percorso di formazione che la porta a incontrare un’Umanità sessista e retrograda rispetto alla società matriarcale in cui è cresciuta. Ovvero a crescere e cambiare, anche se a molti critici questo non è piaciuto, trovandola invece una forte incongruenza nella trama, nel carattere del personaggio. Nella pellicola di Patty Jenkins c’è finalmente il recupero metaforico della Dea Madre che trasmette amore e affetto per l’Umanità venuta alla luce dal suo grembo, come viene descritta e sottolineata con precisione nel breve trattato postato su facebook da Alessandro Di Nocera. L’insegnante partenopeo sostiene che l’intento di William Moulton Marston, creatore del personaggio di Wonder Woman ed eminente psicologo, fu quello di fornire agli adolescenti di inizio anni ’40 una figura femminile eroica ma dotata di amore materno ed emancipazione, senza alcun ammiccamento all’erotismo che una figura di questo tipo, con gonnellino svolazzante e body dal quale strabordavano le curve giunoniche, avrebbe potuto far nascere in mezzo a una miriade  di omaccioni super-muscolosi con poteri inimmaginabili ma con le mutande sopra i pantaloni della tuta. Insomma, come scritto da Di Nocera, Wonder Woman è una figura femminista ante-litteram priva di spigolature pruriginose e anzi tesa al far avvicinare ai comics il pubblico femminile, genericamente refrattario ai fumetti di supereroi. Tutto questo traspare proprio nel film che si va a incastonare nel grande mosaico del DC Comics Extended Universe, il DCEU che si sta delineando pellicola dopo pellicola prodotta dalla Warner Bros.

Diana viene cresciuta a Themyscira con gli insegnamenti della madre, la Regina Hyppolita, e delle compagne Amazzoni. Sono insegnamenti di guerra ma anche di amore e giustizia. Diana è greca, tutte le Amazzoni lo sono, e durante il film si evince che in passato hanno dovuto auto-esiliarsi sull’Isola Paradiso, Themyscira appunto, a causa di una dura guerra contro gli uomini il cui unico scopo era sottometterle e conquistarle, guidati dallo spirito del Dio della Guerra, il mitologico Ares (o Marte per i latini). Da qui in poi l’avventura di Diana si sviluppa linearmente seguendo il tipico clichè del viaggio dell’Eroe, dopo l’incontro fortuito con il Capitano Steve Trevor e il suo salvataggio in mare. Quello che però salta all’occhio è finalmente un totale richiamo al fumetto che permea tutto il film, molto più marcato delle precedenti pellicole del DCEU. Ovvero, il riferimento è quello del post-Crisis: tutto ma proprio tutto è un omaggio a George Pérez, come c’è scritto in modo palese anche nei titoli di coda. Ed è questo lo spirito con cui godersi al cinema il film dedicato a Wonder Woman, gli appassionati vi riconosceranno parecchie citazioni alla leggendaria run creata dagli immortali disegni e dalla munifica penna di Pérez. Per il resto, Diana di Themyscira va vista per quello che è: la Dea salvifica e materna che comincia il suo percorso in mezzo all’Umanità (che sia americana non ha importanza – è un dettaglio che abbia fatto il suo ingresso durante la Prima Guerra Mondiale dalla parte dei giusti, infatti all’inizio ha molti dubbi) con un’ingenuità e una bontà disarmanti ma pronta a sfoderare tutta la violenza di cui è capace per difendere quei valori divini sbiaditi ma che, come ha spiegato in maniera esaustiva Di Nocera, hanno ripreso colore con Alan Moore prima, con George Pérez poi e con questo film ora.

Dan Cutali

Su Wonder Woman potete leggere anche:

Batman Shadow Of Darkness dal 24 Novembre su youtube

Il mondo del fandom e’ veramente fantastico sotto ogni aspetto. Scrivere per questo blog è la cosa che mi rende più felice al mondo perchè si viene a contatto con delle realtà veramente eccezionali. In tutto questo percorso, oltre al fan club speciali, abbiamo avuto già a suo tempo l’opportunità di conoscere anche il regista Piero Castiglia di cui ci piace riproporvi la sua ricca intervista. Premete qui per poterla leggere. Siamo tutti in attesa dell’uscita di Shadow Of Darkness, prevista per il 25 novembre 2016, che vedrà coinvolti i due capisaldi DC Comics, Bruce Wayne/Batman (Piero Castiglia) e Clark Kent/Superman (Michele Colonna). Diretto dallo stesso Piero Castiglia, il film prevede l’ingresso dei personaggi di Batgirl (Elisa Mami), Deathstroke (Diego Gabrielli), Catwoman (Jessica Lollobrigidi), Two Face (Simone Perini), Lex Luthor (Pasquale Marsella), commissario Gordon (Sergio Di Giulio).
Il tutto realizzato con le voci dei migliori doppiatori professionisti.

Backstage Doppiaggio Batman Shadow Of Darkness:

Oggi, Piero sta per far uscire il Cortometraggio “Batman Shadow Of Darkness” da lui realizzato sul suo canale youtube e per prepararci all’uscita imminente  oggi abbiamo l’opportunità di anticiparvi il mini-trailer. Si tratta della sua opera prima da professionista una pellicola girata con l’alta definizione del 4K, un progetto No-Profit, dai fan per i fan. Nell’attesa vi consiglio di fare un click sulla loro Pagina Facebook e vi invito a visionare questi brevi teaser come piccoli assaggi.

Oggi 24.11.2016 siamo in grado di pubblicare anche il film per chiunque sta seguendo questo post. Buon divertimento!!!!

Batman v Superman: Dawn of Justice – Recensione di Daniele Cutali

Tra i tanti e diversi incontri fatti sia sul web, che di persona, mi è capitato di conoscere Daniele Cutali. Un fan DC, come noi, che ha scritto una recensione su Batman v Superman: Dawn of Justice. Mi faceva piacere condividerla con voi anche per poter discutere sul film, che ormai avremmo visto tutti, o quasi. Annovero questa recensione nella sezione “Le vostre esperienze”.

Batman v Superman - La prima locandina per i cinema italiani

Batman v Superman – La prima locandina per i cinema italiani

Sono un fan, con tutto quello che ne consegue. Lo sanno tutti, chi mi conosce e ormai anche chi no. L’ho dichiarato da più parti, seguo con amore sconsiderato la DC Comics dal lontanissimo periodo 1976-1978, quando da bambino sfogliavo gli albi di Superman, Batman e Flash dell’Editrice Cenisio. Sognavo mantelli rossi, super-velocità scarlatte e investigazioni cupe dalle orecchie a punta. Poi venne tutto il resto, nei secoli dopo, anche gli albi originali americani d’importazione. Quindi sarà dura essere obiettivo con questo film, per motivi affettivi di lunga lunghissima data. Come premessa ci tengo a dire che, a parte le avventure in singolo di Supes e Bats che si sono susseguite negli anni, finora un team-up del genere noi appassionati ce lo saremmo soltanto sognato. Allora, finalmente è stato prodotto un capolavoro targato DC Comics? No, ma è un gran bel film con qualche perplessità, che lascia alcune domande esistenziali per chi conosce i personaggi come le proprie tasche.

Tanti, forse troppi, puntano il dito su Zack Snyder come sugli sceneggiatori Chris Terrio e David S. Goyer, quest’ultimo autore dei soggetti per la trilogia del Batman di Nolan, completamente fuori continuity ma mica pizza e fichi, e di quel gioiello che è Da Vinci’s Demons. Di Snyder ne criticano la regia , il montaggio, un po’ tutto, e non ne comprendo la ragione. Sarò un fan cieco? No, non credo. Personalmente, il discorso dal punto di vista supereroistico con Snyder, poteva già essere chiuso in positivo con Watchmen (Sucker Punch e 300 esulano da tutine attillate e mantelli, anche se il secondo è tratto da un graphic novel dell’immenso Frank Miller). Ma invece ha proseguito sulla strada della profondità di significato, lasciando le allegre sdrammatizzazioni alla concorrenza, dove si è in vena di scherzare anche quando il mondo sta implodendo su se stesso. Legittime differenze di vedute. Snyder invece sa interpretare la quintessenza dell’azione sul grande schermo come pure le implicazioni filosofiche che i protagonisti trasudano da ogni poro del costume. Certo, non lo fa alla perfezione e la causa va ricercata nel troppo materiale a disposizione, al doverlo comprimere in già due ore e mezza di film. Il messaggio però, arriva dritto come un missile. Lo fa soprattutto con Watchmen e con questo Dawn of Justice, ponte per i film corali sulla Justice League.

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La domanda che sta alla base di questo film cupo, oscuro, arrabbiato e crudele, è: ma se Superman per qualsiasi ragione impazzisse o qualcuno potesse controllarne la mente, chi potrebbe fermare un alieno con i poteri di un dio? E lasciate da parte Thor, per favore. C’è da dire che effettivamente, è una domanda davvero lecita. La risposta va cercata in Batman, il cui dubbio diventa tarlo e poi ossessione. Da come comincia, infatti, potrebbe sembrare un film di Batman. Invece, è un film “con” Batman, è diverso. Perché il Cavaliere Oscuro interpretato da Ben Affleck, purtroppo sempre plastico nelle sue espressioni inesistenti, è incazzato nero per la distruzione e i morti che a suo tempo la lotta tra il Generale Zod e Superman hanno causato a Metropolis e dintorni. Ovvio che in queste scene si sprecano le reminiscenze nei confronti dell’11 Settembre, ormai incubo di tutti gli sceneggiatori americani, tra macerie, calcinacci e nuvoloni di polvere di cemento. Quello di Affleck è un Batman sulla quarantina, appesantito da vent’anni di lavoro da vigilante nella confinante Gotham City. Primo appunto: nelle scene dedicate a Batman e Gotham manca il Commissario Jim Gordon, da sempre pedina fondamentale del pipistrello. Come già detto, però non è un film di Batman. E nonostante l’inespressività e lo sguardo vuoto, Affleck è un buon interprete del Cavaliere Oscuro. Per delinearlo psicologicamente e fisicamente, Snyder, Terrio e Goyer hanno preso a piene mani dal capolavoro The Dark Knight Returns di Frank Miller, anche il costume.

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Superman balza al centro delle cronache perché non viene più visto come l’eroe salvatore del mondo ma appunto come una macchina di distruzione. E qui entra in scena Lex Luthor, la classica nemesi di Superman, ma trasformato in un personaggio molto strano per il canone fumettistico. A metà tra una checca isterica e il Joker di Heath Ledger, un folle oltre ogni limite, almeno a me è parso così – sarà stato un omaggio da parte di Snyder? –Jesse Eisenberg interpreta il deux ex-machina malvagio che allerta il governo sul pericolo di avere un super-alieno davvero in grado di distruggere il pianeta, se solo volesse. Da qui in poi lo svolgersi della trama, o dei vari plot, perché ce ne sono parecchi, avviene tutto in super-velocità. Le citazioni fumettistiche sono innumerevoli, a cominciare dai flashback e i flashforward di Bruce Wayne. Per non rovinare la sorpresa, parlo soltanto di una premonizione di Batman nella quale avviene proprio ciò di cui ha più timore: un Superman diventato cattivo forse per mano di… un’enorme Omega disegnata sul terreno in mezzo alle rovine di Metropolis dovrebbe far riflettere ed essere foriera di un oscuro presagio su chi sarà il super-villain del prossimo film sulla Justice League. Probabile che moltissime altre citazioni vadano perdute per chi non ha seguito la serialità e i graphic novel della DC Comics.

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Snyder è stato accusato di aver montato il film in modo troppo frenetico, senza linearità e continuità tra le varie sequenze infilate una dietro l’altra ad alta compressione, per narrare e far vedere troppe cose. Sì, in effetti c’è tanto, troppo materiale sullo schermo, come già dicevo. Ma io trovo che sia proprio questa la forza del film. Chi si è lamentato quando fu pubblicata Crisis on infinite Earths, il maxi-crossover che nel 1985 cambiò per sempre la storia della DC Comics? Penso pochi. Ecco io credo che lo spirito e il senso sia quello, premonizioni-cambi inquadratura-personaggi in quantità-cambi scena. Viene fuori tutto ciò che ci si aspetta dalla storia di icone pop quali sono Superman e Batman. E vogliamo parlare della terza icona che da sempre forma la Trinità DC Comics? Non sapevo cosa attendermi dalla modella israeliana Gal Gadot, interprete di Diana Prince/Wonder Woman. Nell’immaginario popolare è ancora ben viva la figura di Lynda Carter in short stellati e coroncina dorata, la Wonder Woman dai tratti tipicamente caucasici statunitensi e gli occhioni azzurri della serie televisiva della seconda metà degli anni ’70, che fece innamorare più di un adolescente appassionato e non di fumetti. Ma in quel periodo non era ancora stata riscritta la storia dell’Amazzone. Appunto, amazzone. Greca fino al midollo, dell’Isola Themyscira e che ha combattutto contro il dio Ares. Questa è la storia riscritta subito dopo Crisis on infinite Earths dal mitico George Peréz. E allora Gal Gadot è lei. A parte la bellezza mediterranea mozzafiato e i lineamenti vagamente somiglianti a quelli di Natalie Portman, la Wonder Woman di Gal Gadot è una guerriera coi controcazzi! E tante scene con lei protagonista sono riprese dal suo fumetto seriale, proprio quello di Peréz.

Wonder Woman Gal Gadot

Wonder Woman Gal Gadot

Dawn of Justice è un film dai colori scuri, quasi senza speranza, non per bambini ma per quei bambini ancora vivi dentro gli adulti che hanno centinaia di albi DC Comics in casa (o in cantina, come me). La solarità dei film che l’hanno preceduto è stata spazzata via per rendere umano un personaggio come Superman, assurto a falso Dio ma pieno di punti deboli nonostante l’invulnerabilità, che quando anche il Governo della nazione che protegge non si fida di lui, non sa più che fare. Soltanto l’amore per Lois e per sua madre gli fanno trovare la via. Questo è il senso di un fumettone con sotto sotto radici filosofiche che affondano nel cammino messianico dell’eroe, anzi del supereroe, fino all’estremo sacrificio per l’Umanità tutta. Non solo per l’America, questo Snyder e soci lo fanno ripetere più volte e meno male aggiungo io. Fine del supereroismo americanocentrico.

Ed ecco il secondo appunto, che mi ha fatto notare un caro amico, lui marveliano. Zack, Zack, come è possibile che a causa soltanto di un nome in comune tra i due rivali, che si sfracellano di botte a colpi di vista a raggi infrarossi, armatura e lancia di kryptonite, nel giro di mezzo secondo diventino alleati, amici, uniti per la vita contro il nemico in comune, umano e mostro? Misteri dei cinecomics con tanto di battuta. Adesso cominciamo il conto alla rovescia per Suicide Squad e poi per il film a solo di Wonder Woman e la prima parte di quello sulla Justice League nel 2017. Il DC Universe è finalmente arrivato al cinema!

Daniele Cutali

Olimpo d’eroi

Sapete cosa facevano i Greci la sera, dopo cena? Ascoltavano i miti. Convocavano un buon raccontatore, possibilmente cieco e in cambio di un buon pasto gli facevano raccontare una storia. La principale differenza tra i miti greci e quelli dei fumetti sta nel fatto che le vicende private dei personaggi allora venivano affidate alla viva voce dei narratori, piuttosto che alle pagine dei fumetti. Ma il succo è lo stesso: non a caso, infatti, mithsos in greco vuol dire racconto. I miti sono la prima forma di narrativa di cui si abbia notizia. Nascono in un certo periodo storico, da un particolare ambiente sociale, all’interno del quale la figura dell’eroe occupa la posizione di massimo prestigio. E ogni periodo naturalmente ha i suoi eroi, i suoi personaggi mitici. Non a caso, abbiamo assistito tutti a quelle discussioni…”Superman è il massimo!” “E’ meglio Batman!” “Doomsday fa un boccone di entrambi!”. Nei negozi di fumetti, nei cortili di tutto il mondo gli appassionati si accapigliano da sempre sui loro personaggi preferiti che rispondono a requisiti molto particolari: origini appassionanti, capacità prodigiose, un look interessante, una personalità dinamica, forti motivazioni e devono rappresentare qualcosa di importante. In breve non basta che fossero rilevanti, devono fare tendenza. Non devono essere “solo” potenti, ma formidabili. Non devono essere semplicemente indurre a leggere i fumetti, ma farceli amare. Ad ognuno di voi che leggerà questo mio breve pezzo…il suo (super)eroe.

Stefano

Batman v Superman v Flash

Batman v Superman v Flash

Scritto per la fanzineA6: a6fanzine.blogspot.com  Facebook: www.facebook.com/A6Fanzine

IMAGINARIUM LATINA FEST III EDIZIONE

Si e’ concluso da pochi giorni la terza edizione dell’iMaginarium Latina Fest, il festival interamente dedicato al mondo del fantastico, del quale Batman Crime Solver è media partnership. Purtroppo per diversi impedimenti, non abbiamo potuto presenziare. Un inviato sul campo, Mariodonato Lombardini, ci onora di un suo pezzo dedicato alla bella e immancabile manifestazione pontina.

 

La locandina dell'iMaginarium Latina Fest 2014

La locandina dell’iMaginarium Latina Fest 2014

 

Nella splendida cornice dell’Hotel “Miramare” di Latina Lido (località Capo Portiere), nel week end del 28 e 29 giugno si è svolta la terza edizione del “Imaginarium Latina Fest” , kermesse tenuta “a battesimo” circa tre anni or sono dalla attivissima Associazione Culturale “Chimera”. Davvero vasto il programma dell’evento che, nella serata di sabato, prevedeva anche una sfilata di cosplayers quantomeno locali che invece, nonostante gli sforzi profusi nella pubblicizzazione, non sono stati affatto presenti: un’altra nota stonata nel panorama di questo hobby, che sembra ormai dominato dal motto “ niente gare, niente presenze”. Meglio descrivere la realtà di chi fa arte senza compromessi, che ha fatto bella mostra di se sin dall’inaugurazione della kermesse, dalle 16:30 circa. Dopo i sentiti ringraziamenti alla direzione dell’Hotel Miramare nella persona di Giovanna Campoli, da parte della curatrice e scrittrice Filomena Cecere, sono state presentate al pubblico le “penne del fantastico” che la scorsa stagione hanno preso parte al flash mob di scrittura organizzato dalla “Chimera”:  Marta Tempra, Loriana Lucciarini e Monica Serra. Le tre scrittici emergenti, talenti innati del nuovo raccontare, hanno espresso con vivacità e soddisfazione le proprie esperienze riguardo a “Imaginarium. Cronache e Leggende”. Filomena Cecere ha introdotto il resoconto, spiegando come la scrittura sia un percorso personale, che ci fa sentire cresciuti ad ogni nuovo step. Il nocciolo centrale di ciò è stato “Imaginando Imaginarium”, svoltosi in una amena località ai confini di Nepi: in tale occasione è sorta l’idea di sviluppare un “trait d’union” tra i mondi interiori ed i loro comunicatori, trasformandoli da solitari a condivisi. La storia di Loriana Lucciarini (La leggenda dei quattro custodi), tratta dei quattro elementi naturali del mondo (Aria, Acqua, Fuoco e Terra), che si sono incarnati in quattro giovani di Halya. I quattro “custodi” vivono inconsapevoli la loro vita quotidiana, finché non sono chiamati a difendere Imaginarium, grazie all’unione dei loro poteri, tramite uno stile innato e ispirato da molti generi differenti. La giovanissima Marta Tempra invece è autrice di “Figlio della Luna”, una scoperta narrativa che le ha fatto apprezzare le personificazioni dei  nomi, specialmente del personaggio di Pangus. Attraverso una serie di avvincenti flashback, si risale dalla morte del protagonista agli oscuri destini del mondo della sabbia, dove una sfortunata popolazione di esseri fantastici sfida le avversità di una misera esistenza. Secondo Monica Serra, autrice di “La via dei draghi”, il fantasy è un genere narrativo presente da sempre e quindi nel flash mob i mondi, le atmosfere ed i protagonisti nascono quasi per combinazione, come la sua donna guerriera che si trova ad attraversare un territorio quasi inesplorato, che secondo alcune leggende era stato un tempo dimora dei leggendari draghi.

Per quanto riguarda “Gli Ashram e le piogge mistiche” la scrittrice e maestra di arti marziali Elisabetta Zanello si è alternata con Filomena Cecere nel descrivere le sue personali interpretazioni sulle tracce fornite dal flash mob. “Riflessi di Imaginarium” è una serie di appassionanti precisazioni su quanto narrato dalle colleghe, perché il fantasy di oggi è multi settoriale e beneficia dell’apporto di altri generi non meno importanti, a tutto vantaggio di un positivo allargamento degli orizzonti mentali e culturali dei lettori, giovanissimi e non. Maestra di Arti Marziali della scuola “Tao Lung” ed educatrice nel “Centro Avalon” di Roma, ha mostrato con grande eleganza e possenza il frutto delle pratiche trasmesse ai suoi allievi nello spettacolo di kung fu che ha concluso la kermesse. Sono stati ricordati anche i due scrittori assenti e cioè Stefano Mancini (L’acciaio delle stelle) e Francesca Costantini (Dragon air).

La presentazione di Filomena Cecere ha invece ricordato come ogni libro nasca da un momento particolare di vita vissuta, anche se la sua passione è il genere horror, sortita dalla visone del “Dracula” di Tod Browning del 1931. Da allora “Sette minuti dalla morte”, “Alanis” e “Mascit” sono i suoi romanzi più riusciti ed importanti, nati anche da alcune tradizioni orali locali, delle antiche “urban legends” del territorio pontino rielaborate in chiave gotica. Il segreto della sua scrittura? La concentrazione che scaturisce dall’isolarsi nella sua “bolla spazio-temporale”!

Oltre alle fantastiche “space masks” dell’artista Saknara, che ha realizzato face painting su richiesta ed esposto alcune sue creazioni originali, sabato e domenica si sono svolti nella piazzetta di Capo Portiere i giochi di ruolo e l’esposizione di armi e figuranti a cura dell’Associazione Culturale “In Cerca di Avventura” di Cisterna (LT), già curatrice del recente “Cisterna Fantasy”. Quindi dopo il seminario e gli incontri sui vari volti del fantasy tra cinema, letteratura e scrittura con gli autori Stefano Mancini, Monica Serra e Andrea Franco, la kermesse si è piacevolmente conclusa con il flash mob a sfilata “Art Fantasy”, dove illustratori, fumettisti e grafici hanno disegnato e dipinto molti esemplari di maglieria personalizzata, indossate dalle modelle che hanno quindi sfilato.

Arrivederci alla quarta edizione e complimenti al team organizzativo!

Mariodonato  Lombardini

Un gruppo di partecipanti all'iMaginarium Latina Fest

Un gruppo di partecipanti all’iMaginarium Latina Fest